domenica 29 novembre 2015

Inferno canti VI- XIII


CANTO VI (il canto sesto è dedicato alla politica)
CERCHIO 3 - GOLOSI.
Dante torna in sé ed è già al terzo cerchio in mezzo a una pioggia fittissima che si abbatte sulle anime immerse nel fango. Cerbero, un demonio mostruoso a tre teste canine, li terrorizza e li strazia con gli artigli. NB per Dante gola non era solo l’eccesso a tavola, ma soprattutto l’avidità verso il lusso sfrenato a discapito di ogni valore morale.
Qui trova Ciacco suo concittadino (è lui che gli chiede di riconoscerlo). Dante allora gli fa tre domande: chi vincerà a Firenze? C’è qualche uomo giusto a Firenze? Quali sono le cause della discordia che ha assalito la città? Ciacco risponde con ordine: i Neri si prenderanno la città con le armi dopo che i Bianchi avranno fatto scorrere il sangue. Ci sono solo 2 uomini giusti, ma nessuno li ascolta; infine le cause del conflitto sono la superbia, l’invidia e l’avarizia. Quindi risprofonda nel fango.
Lasciato Ciacco, Virgilio informa Dante che le anime dopo il giudizio universale vedranno aumentato il tormento perché il corpo si ricongiungerà all’anima.
CERCHIO 4 – Avari e prodighi
Pluto (mostruoso dio della ricchezza) vuol impaurire Dante, ma Virgilio si mette in mezzo. Qui si trovano i dannati che in vita accumularono ricchezze senza usarle (avari) o sperperando stupidamente (prodighi): ora si cozzano contro delle enormi pietre che sono costretti a portarsi dietro (allegoria per aver troppo amato i beni terreni).
CERCHIO 5 – iracondi
Lo scenario si fa più tetro: buio, fango, urla. E’ la palude di Stige (dove passa il fiume di acqua bollente) dove risiedono coloro che in vita furono presi da eccessi di ira e violenza. Adesso si sbranano a vicenda. Gli accidiosi (mai contenti e sempre a lamentarsi) sono completamente sommersi dall’acqua: finalmente hanno una buona ragione per lagnarsi).
D. e V. proseguono, salgono sulla barca e attraversano lo stige. Qui un suo non amato concittadino lo chiama e c’è uno scambio di insulti. E’ Filippo Argenti degli Adimari famoso per l’alterigia, il quale torna subito a scannarsi con gli altri dannati. (linguaggio triviale e sferzante).
MURA DI DITE
Appena scesi dalla barca si fanno incontro mille demoni per impedirgli si passare dalla porta delle mura. Dante è impaurito e V. non riesce a cacciare i demoni. Altri mostri attaccano i due…senza la grazia di Dio il viaggio non può proseguire (limite della ragione per arrivare alla salvezza). Arriva un messo di Dio: i demoni scappano e la porta si apre. Al di là delle mura il paesaggio cambia: domina il silenzio, è una landa desolata di tombe scoperchiate.
CERCHIO 6 – eretici
Gli eretici sono sottoposti a una fiamma continua come contrappasso per la falsa luce delle dottrine che professarono in vita. Uno di questi, Farinata degli Uberti,  è concittadino di Dante e noto eretico ghibellino, di una generazione precedente a Dante. C’è anche Cavalcante Cavalcanti padre di Guido amico di Dante.
Per una stradina che attraversa tutto il cerchio 6 si arriva ad una valle maleodorante. Quando D. si ferma per abituarsi all’odore V. gli spiega cosa li aspetta: nel CERCHIO 7 ci sono i violenti divisi in tre gironi
a. Violenti contro il prossimo
b. Violenti contro se stessi
c. Violenti contro Dio (bestemmiatori, sodomiti, usurai)
Quindi con un balzo scosceso e difficile i poeti iniziano la discesa; ma subito gli si para davanti Minotauro; ancora una volta Virgilio lo caccia e i due passano per la frana della ripa, per arrivare al piano.
Una riviera di sangue bollente (Flegentonte) costituisce il primo girone. Lì immersi stanno i condannati perché violenti contro il prossimo o cose del prossimo: perché in vita del sangue altrui tante volte si macchiarono. Ora subiscono la violenza come l’hanno fatta ad altri in vita. A sferzare con saette chi si alza troppo sono i centauri (fiere snelle e velocissime). Per attraversare il fiume di sangue occorre l’aiuto di un centauro: così uno di loro – convinto da Virgilio – porta Dante al di là del fiume. Nella traversata scorge alcuni celebri guerrafondai (come Attila e Pirro).
Il nuovo scenario è fatto da una foresta fittissima e delle arpie che volano basse. Da dentro si sentono lamenti: sono i suicidi che disprezzarono la vita, dono di Dio, e adesso sono retrocessi alla più bassa forma di vita: quella di piante! Per fargli capire dove si trovi Virgilio invita D. a rompere un ramoscello. Così facendo però una voce dolorosa gli spiega che loro erano uomini e il sangue inizia a sgorgare. Siamo di fronte alla figura di Pier della Vigna poeta della corte siciliana di Federico II. Si suicidò per via di un’accusa infamante. Il poeta Dante lo assolve, ma la legge di Dio lo colloca nell’inferno.

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