martedì 28 gennaio 2014

venerdì 10 gennaio 2014

Cos’è la poesia?

Il testo poetico si differenzia dal testo in prosa (racconti, romanzi, articoli, saggi) per alcune caratteristiche. Bisogna tenere presente però che non tutte queste caratteristiche sono sempre presenti nella poesia. Alcune – come vedremo – sono state accantonate nella poesia moderna e contemporanea.
Al di là dei percorsi possibili e definibili via via, è necessario un prerequisito, suggerito da Dino Buzzati in un breve racconto intitolato «La poesia» (da «Le notti difficili»), cioè il non essere troppo occupati da non aver tempo per la poesia. Occorre, a spettatori abituati alla frenesia della vita moderna, il tempo necessario ad ascoltare poesia; a noi oggi abituati all'immagine e alla pragmaticità del testo e non più così affascinati dal rapporto fra parola e suono, occorre chiederci come distinguere la poesia dalla prosa.

Sono utilizzabili alcuni criteri per riconoscere una poesia, e quindi per rispondere alla domanda «cosa è poesia»:

Il verso
E’ il principale elemento di distinzione tra prosa e poesia. E’ la riga singola, più breve dello spazio a disposizione nella pagina.  I versi tradizionali italiani sono costituiti da un numero preordinato di sillabe, da cui prendono il nome. 
Settenario        7 sillabe (l’accento cade sulla sesta sillaba)
Novenario        9 sillabe (l’accento cade sulla ottava sillaba)
Decasillabo      10 sillabe (l’accento cade sulla nona sillaba)
Endecasillabo   11 sillabe (l’accento cade sulla decima sillaba)
N.B. Quello che determina il verso NON E’ il numero complessivo di sillabe MA l’ultima sillaba su cui cade l’accento. Normalmente l’accento cade nella penultima sillaba (es. dato il mortal sospiro) ma può accadere che sia accentata l’ultima sillaba (es. la terra al nunzio stà) oppure la terz’ultima (Ei fu. Siccome immobile). In questi casi il verso è sempre settenario perché l’accento è sempre sulla sesta sillaba.  Le sillabe accentate si dicono TONICHE, le sillabe non accentate si dicono ATONE.
La rima
C’è la rima quando due o più versi terminano con gli stessi identici suoni, a partire dall’ultima vocale tonica.
In genere la rima sta alla fine del verso, ma può ricorrere anche al suo interno, e si chiama interna. Nel caso l’accento cada sulla penultima sillaba si dice che il verso ha una rima piana, se cade nell’ultima che ha una rima tronca, infine se cade nella terz’ultima che ha una rima sdrucciola.
Schemi metrici di rima:
  1) baciata: AA;
  2) alterna: ABABAB...;
  3) invertita, se in un sistema di tre o più si torna dall'ultima alla prima: CDE.EDC;
  4) incrociata, se ripetuta in centro fra altre uguali: ABBA o CDC.CDC;
  5) incatenata, se si svolge a catena come nella terzina dantesca: ABA.BCB.CDC...
Strofa
E’ il gruppo di versi in genere uniti da un senso compiuto e da uno schema ritmico prestabilito.
Distico (2 versi)
Terzina (3 versi)
Quartina (4 versi)
Ottava (8 versi)
(…)


Metro
E’ il tipo di poesia. Ovvero sulla base del numero e dallo schema con cui sono legate tra sé le strofe si distingue tra:
Sonetto
Canzone
Ballata
Madrigale
Ode
Poema
schema libero

Ritmo
È costituito all’interno di un verso, dall’alternarsi di sillabe accentate e di sillabe atone, di pause e suoni. Non sempre l’accento tonico e l’accento ritmico coincidono.

SIGNIFICATO DELLA PAROLA (le figure retoriche)
E’ il motivo principale del perché a scuola si studia tanta poesia. E’ in questa forma infatti che le parole acquistano un valore più alto del suo significato letterale. Lavorando sulle poesie si può imparare ad usare il linguaggio e a scegliere le parole più efficaci e appropriate per comunicare un pensiero, ma anche per trasmettere un’emozione, esprimere un disagio o una gioia.

Le tecniche utilizzate, non solo in poesia, per dare un valore aggiunto alle parole si rifanno principalmente all’uso delle figure retoriche. Riuscire a interpretare correttamente questo genere di linguaggio, e cogliere pertanto il significato del testo, è il principale lavoro che viene richiesto allo studente. Questa specie di traduzione si chiama PARAFRASI.

Le principali figure retoriche sono:

Metafora: (trasposizione) sostituzione di un termine con una frase figurata legata a quel termine da un rapporto di somiglianza, ad esempio: Stanno distruggendo i polmoni del mondo, in cui "i polmoni del mondo" sta per "boschi".
La metafora è un'IMMAGINE, che troviamo spesso nelle poesie. Per rendere accessibile questo concetto ai bambini, si può dir loro che essa "ci fa capire il significato di quello che si vuole dire senza specificarlo", come ad esempio in queste espressioni:
- un passerotto nella neve
- sei di coccio
- sei un leone

Similitudine: (dal latino similitudo, "somiglianza") figura retorica consistente in un paragone istituito tra immagini, cose, persone e situazioni, attraverso la mediazione di avverbi di paragone o locuzioni avverbiali (come, simile a, a somiglianza di). Es. È furbo come una volpe.
La similitudine non è un'immagine, ma un'ESPRESSIONE, che ci permette di dare ad una persona, a un animale o a una cosa le "qualità" che appartengono ad altri:
- Maria è bella come un fiore
- il cane del poliziotto è intelligente come un uomo
- il mio cuore sembra una casa

Questo tipo di espressione si caratterizza per la presenza della parola "come" o del verbo "sembrare", che riprendono le qualità da trasportare da un primo contesto a un secondo contesto.