giovedì 31 maggio 2007

Saluti

Saluti a tutti

Imperi e imperialismo

Per il lavoro in Powerpoint e-mail a david.mugnai@libero.it

“Imperi e imperatori erano realtà di vecchia data, ma l’imperialismo era una novità assoluta. Il termine entrò per la prima volta nel linguaggio politico britannico nel 1870-80, ed era ancora considerato un neologismo alla fine di quel decennio. Si impose di prepotenza nell’uso generale negli anni 1890”
E. Hobsbawm
[1]


Imperialismo o colonialismo?
Le due parole che in questa fase sono in qualche modo intercambiabili hanno in realtà un significato diverso. Il COLONIALISMO infatti è solo una parte del fenomeno generale dell’IMPERIALISMO, ovvero la conquista “diretta e formale” con l’occupazione militare, l’insediamento consistente di cittadini “conquistatori” e la creazione di veri e propri protettorati politici. L’imperialismo invece travalica la presenza fisica del territorio occupato; il controllo avviene in modo indiretto e informale, ma non per questo con effetti meno invasivi per i popoli coinvolti. Dopo il 1945 è questa la forma generalmente utilizzata per il controllo di aree regionali nei paesi in via di decolonizzazione da parte delle grandi potenze economiche e militari del pianeta.

DOMANDE
•Chi sono stati i protagonisti dell’imperialismo?
•Quali luoghi ha coinvolto il processo di colonizzazione?
•Perché è successo?
•Come è stato possibile?
•Quali conseguenze per i conquistati e per i conquistatori?

I Protagonisti
Gran Bretagna: Egitto (1882) – Sudan, Kenya, Uganda (1890) – Sudafrica (1899-1902 guerra ai boeri) – Rhodesia (presa dall’avventuriero Cecil Rhoeds) – Nigeria - India (1876) – Australia – Nuova Zelanda.
Francia: Tunisia (1881) – Senegal (1890) – Algeria (1881) – Marocco (1911) – Indocina – Caraibi e Polinesia.
Germania: Nuova Guinea, Taganica, Namibia, Camerun, Togo.
Italia: Eritrea e Somalia (1898) – Libia (1911)
Belgio: Congo
Usa: Decreto Monroe (1823) – Filippine – isole Hawaii – Cuba (formalmente indipendente).
Russia: allargamento confini verso sud ed est (scontro col Giappone 1905)
Giappone : Coresa (1905)


PERCHE’ ??
1)INTERESSE ECONOMICO
C’è la “globalizzazione” : velocità dei trasporti, necessità di grandi quantità di materie prime per sostenere la 2° rivoluzione industriale (elettricità, chimica, motori, chimica…. + nuovi consumi (thé, banane, caffè ecc.
2) MERCATO PRIVATO
Sbocchi commerciali in una fase di nuovo protezionismo (il liberismo non funzionava più!!
3) PROPAGANDA NAZIONALISTA
Per rispondere alla disgregazione sociale causata dal sistema capitalista i governi giocano la carta del nazionalismo. Occorre una nuova solidarietà e senso di appartenenza per avere il consenso e per contrastare la diffusione dell’ideale socialista.

COME ??
1.Forza militare, chimica e farmaceutica
Battaglia di Omdurman del 1898 nel resoconto di Winston Churchill:
20 inglesi e 10000 sudanesi.
Il Chimino permise di vaccinarsi (per questo l’Africa fu conquistata solo nel XIX )
2.Distruzione comunità locali.
La novità dell’imperialismo moderno è che le conquiste non implicano solamente la “rapina” delle risorse ma anche la distruzione delle economie locali e l’integrazione nel proprio sistema economico.
Un sistema che distruggeva la cultura e la società nelle sue fondamenta.
-Proprietà privata
-Lavoro
-Tasse
-Religione cattolica
3.Dividi et impera
Sfruttare le rivalità tribali, erniche e di altro tipo per dividere il fronte degli indigeni e facilitare il controllo del territorio.


CONSEGUENZE


  1. Genocidio (nativi americani - aborigeni austrialiani - maori - herreo - senussi)
  2. Competizione militare tra stati europei (porta allo scoppio della I guerra mondiale)
  3. Distruzione diversità culturale/sociale/politica/economica
  4. Economia mondiale piegata agli interessi dei governi occidentali


martedì 8 maggio 2007

Nazioni e nazionalismo

Il concetto di nazione è un concetto moderno. La formazione degli stati assolutistici - Francia, Spagna, Russia, Austria, Gran Bretagna eccetera - che segnarono la fine del Medioevo non comprendeva certamente il concetto di "nazione" né tantomeno quello di patria. E, d'altra parte, la ricerca di una definizione universale del concetto di nazione, mostra già tutta una serie di problemi tale da evidenziare chiaramente il carattere artificiale dell'idea stessa di nazionalità.
Lo storico Renan aprì un ipotetico dibattito (nel 1882) sulla questione proponendo il quesito:
"Perché l'Olanda è una nazione e il granducato di Toscana no?"
La domanda retorica servì per alzare l'attenzione sull'impossibilità di trovare un "minimo comune" in grado di definire cosa è una nazione e cosa non lo è. Sempre esiste un caso (molti in realtà) che contraddice p.e. che sia l'unità etnica o linguistica o culturale o religiosa a determinare la nazionalità.
La Svizzera è una nazione i cui cittadini parlano quattro lingue diverse; mezzo Belgio parla la lingua della Francia senza esserne culturalmente, religiosamente ed etnicamente diverso. L'Irlanda è divisa in due stati (come lo era la Germania e lo è la Corea) ma se ne percepisce l'unità nazionale...
Per non perdersi in una serie infinita di eccezioni è più utile focalizzare l'attenzione sui meccanismi che hanno agito e che agiscono nella costituzione di un'idea nazionale.

Lo sviluppo storico dell'idea nazionale ha attraversato varie fasi:

Nazionalismo rivoluzionario 1760-1800
L'idea che l'entità statale dovesse riconoscersi nell'intero popolo lo si deve al binomio rivoluzionario che nella seconda parte del '700 spalancò le porte dell'America e dell'Europa (tramite la Francia) al progresso. Il nazionalismo "rivoluzionario" non era concepito come unione etnica o culturale. Piuttosto si voleva unire la popolazione legata (sottomessa) a un certo tipo di potere o di dominio con lo scopo di liberare il paese. Per questo, il primo nazionalismo ha qualcosa in comune con la democrazia e nulla in comune con la pulizia etnica. (Non va dimenticato comunque che i cambiamenti non coinvolsero proprio tutti: le donne e le minoranze etniche - negli Usa - rimasero comunque svantaggiati e, nel caso della Francia il nazionalismo travalicò presto in desiderio di conquistare territori limitrofi.)
In questa fase l’idea della nazione si legittima sulla volontà di essere uniti (AUTODETERMINAZIONE) e sulla liberazione da una dominazione (DEMOCRAZIA).

Nell’età liberale 1800-1870
La vera esplosione di sentimento nazionalistico-patriottico lo abbiamo con il movimento romantico, nella prima parte del XIX secolo. Ci sono due processi convergenti:
1. conviene allo sviluppo capitalista. La crescita economica è favorita da unità statali piuttosto grandi con monopolio monetario, politiche fiscali e dogane comuni.
2. la cultura romantica del patriottismo alimenta movimenti nazionalisti fornendo miti e tradizioni funzionali a una nuova identità comune. In Italia per esempio il Risorgimento è sostenuto nelle riviste, nei teatri, nelle poesie, richiamando il passato glorioso, le gesta di antichi eroi…con un incitamento continuo alla “missione storica” e al sacrificio.
In questa fase l’idea della nazione si legittima su elementi oggettivi come la STORIA COMUNE, la LINGUA (letteraria). Non sono spariti i concetti di autodeterminazioone e democrazia.


Crisi del 1870 – La nazionalizzazione delle masse
Gli anni '70-'80-'90 sono decenni di grande difficoltà per gli stati europei.
Le cause sono principalmente due:
a) Espansione del movimento operaio
L'urbanizzazione, la violenza dei rapporti di lavoro nelle fabbriche e la rottura delle precedenti solidarietà di paese, produce un rapido sviluppo di movimenti di massa fortemente anticapitalistici.
Di ispirazione in gran parte marxista il movimento operaio getta sul tavolo della modernizzazione una coscienza di classe mai vista prima nella storia dell'uomo e una organizzazione politica sempre più articolata (sindacati, società di mutuo soccorso, partiti).
b) Crisi economica
Lo sviluppo industriale esaurisce la prima fase: per proseguire lo sviluppo tecnologico occorrono grandi ristrutturazioni e lo stato ha bisogno di un consenso sempre più esteso. Se non fa nulla rischia la rivoluzione.

Cosa fa lo Stato per guadagnare il consenso dei cittadini?
Lo stato abbandona la posizione super partes tipica del periodo liberale e interviene direttamente nella gestione degli affari interni. Diviene uno "Stato Interventista" che agisce culturalmente per raggiungere le masse e ottenere consenso e fedeltà. Lo fece sia per evoluzione stessa della democratizzazione della struttura statale, sia per rispondere alla propaganda socialista sempre più minacciosa.

Nazionalizzazione delle masse

a) Allargamento della democrazia
Partiti, sindacati e associazioni socialiste sono integrati, sempre di più, nel sistema politico statale.
b) Intervento nella vita dei cittadini: servizio militare obbligatorio; scuola obbligatoria; migrazione interna.
c) Propaganda
Alcuni elementi di coesione sociale “naturali” sempre presenti nella vita delle comunità (lingua, religione, etnia, folclore, tradizioni ecc.) sono trasformati, manipolati oppure inventati in versione nazionalista.
La propaganda ha un successo clamoroso. In pochi anni il popolo crede nella nazione.

Perché? Cosa succede?
SCHEDA DI MASLOW. L’essere umano ha tra i suoi bisogni primari quello del senso di appartenenza, dell’identità comune.
Quando – in seguito all’industrializzazione – si sono rotti i legami sociali della comunità locale (vicinato, clan, lavoro, paese ecc.) si è creato un vuoto da riempire.
Così l’azione dello stato, se efficace, riesce facilmente a convincere i propri cittadini a credere e a fidarsi dello stato in quanto “nazione”