sabato 26 maggio 2012

Orlando Furioso - parte 2


2 – pazzia di Orlando

Non è il protagonista come sembrerebbe dal titolo. A parte un breve cenno, la sua storia inizia nell’8° canto. In seguito a un sogno parte alla ricerca di Angelica. E’ vestito di nero → simbolismo: la sua storia è un insieme di funerali.
Entra quasi subito nel Castello di Atlante, poi ne esce casualmente perché passa di lì la vera Angelica. Insieme a lui si gettano all’inseguimento della donna desiderata anche Ferrau (voleva l’elmo di Orlando) e Sacripante. Al canto 13 Orlando libera Isabella e la storia si riaggancia al canto 23. Per 10 canti ORL sparisce. Quando ricompare trova le tracce dell’unione tra Medoro e Angelica e impazzisce. Per 3 canti è “furioso”. Quando realizza l’amore tra angelica e Medoro si spoglia dell’armatura. È una metafora: la cavalleria l’ha tradito, ha pagato il conto con la realtà. Armatura=formalità. Adesso che Orl è se stesso è un sanguinario proprio nelle terre cristiane che dovrebbe difendere.
Narrativamente la pazzia di Orlando cambia il corso degli eventi. Ma cambia anche la psicologia dei personaggi. Lui simboleggiava la cavalleria; venuto meno il sistema cavalleresco nessuno sa più cosa fare. Le reazioni a catena della sua pazzia portano tutte le storie nel caos.
Al canto 39 ricompare rinsavito da Astolfo, pronto a combattere nella sfida finale 3 contro 3. Nel canto 43 fa l’orazione funebre all’amico brandimarte: è anche il bilancio della propria vita, un bilancio negativo. Brandimarte rappresentava la giovinezza, l’amore, l’amicizia e muore senza finire il saluto. Questo mondo non è per quei valori.
C’è un ultima istantanea di Orlando: la canto 46 o107 aiuta Ruggero a montare a cavallo. Da protagonista è diventato scudiero. Aveva grandi certezze che si sono frantumate. E’ lo sconfitto del romanzo. MORALE: nella vita sopravvivono solo gli uomini di poche certezze, che attraverso dubbi e indecisioni trovano la prontezza di cambiare, di adattarsi alle situazioni. Chi capisce la realtà! Invece il personaggio di Orlando ha il paraocchi della cavalleria. Lui si attiene al codice, e fino ad un certo punto la sua forza è sufficiente a mantenere l’equilibrio. N.B. la morale del romanzo è la stessa di Machiavelli: sopravvivono i più flessibili.


3 – Ruggero  e Bradamante

Quantitativamente sono loro i protagonisti. Si cercano, si trovano, si perdono. Complica la loro storia il mago di Atlante.
Atlante è quello che ha allevato Ruggero, legge il futuro e sa che il suo matrimonio con bradamante lo porterà alla morte. Per questo vuole impedirlo.
Costruisce due castelli:

CASTELLO AVVENERISTICO.
E’ super-confortevole, deve accogliere Ruggero e fargli dimenticare Bradamante (donne, alcool ecc). La maga melissa aiuta Bradamante a sconfiggere Atlante: grazie all’anello anti-magia il castello viene fatto sparire.

CASTELLO DI ATLANTE (psicologico)
Al canto 13 tutti e due entrano dentro al castello ma non si vedono. Qui la storia si interrompe per un decina di canti. Astolfo fa sparire il castello e libera tutti.

Quando escono sono cambiati. Se Orlando impazzisce, Ruggero si “orlandizza”: getta lo scudo magico (come fece orl con l’archibugio) e giura di attenersi al codice cavalleresco. Lascia Bradamante a casa a fare la donna, si battezza e si avvia per andare al campo cristiano. Sulla strada conosce Marfisa che è identica a Bradamante e se ne innamora. Vanno a Parigi insieme. Bradamante viene a saperlo e riprende l’armatura. Mentre si scontrano Bradamante e Marfisa Ruggero risolve tutte le questioni del romanzo e fa vincere il campo cristiano. Una storia di vittorie.

Storia di Orl e storia di Rug sono rigorosamente separate si incrociano solamente nell’istantanea finale. Che senso ha? Sono due facce della stessa storia. Quando ruggero cresce e diventa adulto si orlandizza.
C’è una analogia anche con Bradamante. Quando lascia la vita da casalinga e riprende l’armatura per cercare Ruggero a zonzo con Marfisa, si veste di verde scuro e il linguaggio delle ottave assomiglia a quello di Orlando quando parte alla ricerca di Angelica; lo stesso parallelismo lo ritroviamo tra l’Orl che impazzisce e Bradamante che viene a sapere di Marfisa.
Orl C23 o129
Bra C32 o35
“volontà maniacale di parallelismo”. È una aggiunta del ’32.

Alla fine Ruggero prende il posto di Orlando come cavaliere di riferimento, ma è una cavalleria diversa. Il favoloso ha lasciato il posto al realistico. Rodomonte è a terra ed è sconfitto. Ruggero ha il tempo di riflettere prima di sferrare il colpo mortale. Non concede la grazia (codice cavalleresco). Lo uccide piantadogli la spada in faccia. La cavalleria è finita.


Nell’Orlando Furioso il personaggio di ASTOLFO incarna l’aspetto dissacratorio del poema. Lui è la “voce smitizzante del mondo cavalleresco, è sempre pronto a ridicolizzare i cavalieri. Il suo modo di essere cavaliere è “non omologato”; a lui gli interessa l’effetto, il risultato. E’ l’unico “diverso” dei personaggi. Lui NON AMA Compare nell’isola di Alcina dove ci è giunto attratto dalla curiosità. E’ liberato dalla maga melissa insieme a Ruggero. “Nasce” dalla storia tra Ruggero e Bradamante (III linea narrativa). Da lì va in Oriente. Dove vive avventure strabilianti: giganti, mostri, giostre…storie all’insegna del divertimento, della curiosità, della libertà. Quando torna in Occidente sciglie i nodi che avevano legato le storie. Fa sparire il castello di Atlante, va nell’inferno, poi in paradiso, poi sulla luna a riprendere il senno di orlando. (seconda linea narrativa).
Infine recluta soldati in africa permettendo la vittoria di Carlo (I linea narrativa). Entra a Parigi da trionfatore e dà libertà all’ippogrifo. Grandi festeggiamenti. E’ il personaggio meno reale, quello più utopistico: il più “leggero” ma il più efficace e concreto.

ANGELICA Compare al primo canto è l’oggetto del desiderio più che personaggio autnomo. È causa delle azioni degli altri – p.e. quando passa davanti al castello di atlante liberando consapevolmente chi era innamorato di lei per avere una guardia del corpo da raggirare - . Per Ariosto sono importanti gli effetti non le cause e così sparisce presto dal romanzo. Per lei gli uomini vanno usati o presi in giro. Fa sempre un doppio gioco, con Sacripante, con Rinaldo ecc.
Angelica ha dei valori opposti a quelli di Orlando. È razionale e utilitaristica; non segue convenzioni, si interessa agli effetti. Orlando invece si attiene alle convenzioni, è incapace di comprendere la realtà.
Quando realizza l’amore tra angelica e Medoro si spoglia dell’armatura. È una metafora: la cavalleria l’ha tradito, ha pagato il conto con la realtà.

L'Orlando Furioso


L’ORLANDO FURIOSO
Ludovico Aristo
Ferrara 1516 (I ed.) -1542 (ultima edizione)
Metrica: poema in ottave endecasillabi in rima AB AB AB CC
Personaggi:
Cristiani – Orlando, Rinaldo, Astolfo, Carlo Magno, Bradamante.
Pagani (o mori, saraceni, mussulmani) – Ruggiero, Rodomonte, Ferraù, Sacripante, Agramante
Angelica è la donna amata (non corrisosti) da tutti.
Caratteristiche tipiche del genere
L’ariosto scrive un romanzo cavalleresco e si attiene alle regole canoniche del romanzo cavalleresco: storie immaginarie e cavalieri protagonisti. Seguendo l’innovazione del Boiardo in Orlando Innamorato Ariosto mescola i due cicli cavallereschi:
ciclo carolingio che narra delle armi, delle guerre, della guerra tra franchi e mori con protagonisti Carlomagno, Orlando, Rinaldo ecc e
ciclo arturiano incentrato sugli intrecci amorosi; protagonisti i vari Re Artù, lancilotto, tristano, Isotta, Ginevra ecc. Anche l’aspetto magico, rappresentato da Mago Merlino e la fata morgana  erano tipici di questi romanzi. Spesso in questi romanzi, in cui c’era l’obiettivo di recuperare il sacro graal, i cavalieri facevano un sacco di altre cose durante la ricerca.
Altre caratteristiche del romanzo cavalleresco è l’intreccio di tante storie e l’aggancio con storie lasciate a mezzo da altri.
L’ironia ariostesca
Però l’Ariosto mette l’aspetto ironico su ogni aspetto dell’opera: dalla regia stessa fino agli aspetti del comportamento individuale.
p.e. i cavalieri si attengono formalmente alle regole del codice cavalleresco MA IN REALTA’ non sono ispirati da quei valori. Il loro compito era di lottare contro gli infedeli ma lo fanno molto distrattamente. La loro attività principale era sempre un'altra:
1)girano il mondo alla ventura
2)sono alla ricerca di qualcosa che hanno perduto
L’ariosto non crede nei valori cavallereschi, nell’O.F. ironizza su questo. Per lui tutto è relativo, lo sguardo ironico, sarcastico, comico sottolinea la complessità della vita dell’uomo e quanto sia patetica l’ostentazione ipocrita di codici di valori rigidi.
SULLA LETTERATURA ITALIANA POPOLARE DEL ‘300
La letteratura nobile non aveva una dimensione realistica. Fu la letteratura dei cantastorie (carolingi e arturiani) a arricchire la lingua italiana di termini concreti. Anche la letteratura giocosa e berluesca?? Quali aspetti concreti? P.e. la descrizione fisica di donne e uomini, oppure il riferimento concreto al costo della merce. Erano letti o ascoltati da un pubblico molto interessato agli aspetti economici della vita quotidiana.
Lo stesso stile linguistico comprende una certa vena ironica. In alcuni passaggi per esaltare, grazie al contrasto o arricchire attraverso l’analogia, Ariosto fa la parodia delle opere di Dante o di Petrarca o di Boccaccio.
Petrarchismi nel furioso
·    Descrizione di un luogo piacevole (canto II ott 33)
·         Lamento amoroso (C 32 o13 – C33 o61 – C27 o132)
·         Innamoramento C14 o52
·         Commemorazioni e celebrazioni C8 o63
Per esempio nel Canto I ottava 32 tutta la scena si avvale del canone petrarchesco nel linguaggio ma non nel contenuto che è molto materiale (lamento di sacripante perché crede Angelica ormai deflorata, lui voleva essere il primo!).
La parodia è usata sia verso l’etica cavalleresca (contenuto) sia verso il linguaggio (petrarca). Per ariosto Petrarca è un maestro ma non è più tempo di dogmi – copernico, machiavelli, scoperta dell’america - e si può scherzare anche sul maestro della lingua.
Boiardo e l’Orlando Innamorato
L’Orlando Furioso è tecnicamente il continuo dell’Orlando Innamorato, poema in ottave scritto da Matteo Maria Boiardo per esaltare la casate degli estensi Signori di Ferrara e suoi “datori di lavoro”. Se Pulci, prima di lui dalla Toscana aveva scritto con Morgante una specie di satira del genere, Boiardo ci crede davvero ai valori cavallereschi e allo stile cortigiano. O forse crede semplicemente nel genere letterario, quello cavalleresco. Lui voleva presentarsi come alternativo al monopolio culturale di Firenze che aveva una produzione quasi esclusivamente seria, solenne (Pulci era l’anomalia).
L’Orlando Furioso
Non ha una unica storia ma sono tre storie che scorrono parallele, sebbene in molte occasioni siano intrecciate. 
1)   guerra tra cristiani e pagani
2)        pazzia di orlando
3)        amore ruggero e bradamente
1 - guerra tra cristiani e pagani
è la cornice del romanzo. Da qui partono le avventure dei protagonisti, che però sono assenti quasi sempre nelle battaglie importanti.  La guerra compare nel romanzo al canto 14 (elenco truppe, armi, stendardi ecc), viene descritto l’assedio di Parigi da parte dei pagani (episodio inventato, ma un classico del ciclo carolingio). Si arriva fino al canto 18 a parlare di guerra. Come mai? Le altre storie sono bloccate. I personaggi sono entrati nel CASTELLO DI ATLANTE.
La guerra ricompare al canto 27. Rodomonte, Mandricardo, Sacripante riprendono il loro posto tra le fila dei pagani. Ma presto l’ambiguità di ruggero che voleva farsi cristiano per sposare bradamante e il doppio gioco di Marfisa mettono in crisi Agramente capo dei pagani. Lui propone a Carlomagno di decidere tutto in un duello tra i campioni dei due schieramenti: Rinaldo vs ruggero.
Il duello finisce in rissa generale e ricomincia la guerra a tutto campo. E’ Astolfo a risolvere la guerra: torna dall’oriente, va a riprendere il senno di orlando sulla luna (orlando torna abile al combattimento), poi forma dei battaglioni in Africa e attacca vittoriosamente la flotta pagana. Ancora una volta si decide tutto in una sfida 3 contro 3. Orlando vince ma muore il suo amico Brandimarte.
Che guerra è? È una guerra senza riscontri storici. La guerra santa, di religione in realtà è solo di facciata. Nessuno prende seriamente l’aspetto sacro. La guerra è dichiarata da Agrimante per vendetta personale (Orlando gli aveva ucciso il padre). Ariosto non specifica le motivazioni generali che animano i combattenti. E’ invece preciso sulle motivazioni personali.
Rodomonte (c14 o15) esibizionismo amatorio
Ferrau C18 o43 per amore e soldi
Marfisa c26 o87 per sport, per gusto del confronto
Gradasso c33 o94 per prendere un cavallo
Orlando c40 o56/57 riprendere la spada, poi riprendere il corno, poi riprendere il cavallo
Bradamante c39 o67 contro Agramante per motivi personali
Mandricardo C14 o30 vendetta contro Orlando che gli ha ucciso il padre Agricante
Motivazioni che con la fede o la politica non c’entrano nulla.
Ariosto dissimula questo disinteresse dalle ragioni della guerra con un’adesione di “forma”. Esemplificativo in questo senso è il comportamento di Rodomonte. Proprio quando la contesa sembra decisa a favore dei cristiani, Rodomonte torna al campo e accusa Ruggero di essere un traditore, rimettendo tutto in gioco. Apparentemente sembra un comportamento classico del cavaliere: torna all’ultimo momento per salvare il suo schieramento.
Ma perché Rodomonte si fa vivo solo ora? Ruggero aveva tradito da tempo, Agramente era in crisi da tempo. Doveva mantenere il giuramento fatto in seguito al tradimento di Doralice di non combattere per 1 anno, 1 mese e 1 giorno. Le faccende private passano sempre davanti a quelle pubbliche.


sabato 14 aprile 2012

compito di lunedi 16

Rispetto alle domande del compito precedente alle vacanze ci sarà anche qualche riferimento ai personaggi presentati dai compagni relativamente ai canti del purgatorio: Buonconte da Montefeltro, Manfredi, Sordello. Ovviamente si tratta di inquadrare il personaggio nel contesto del canto. Per il resto sarà praticamente equivalente.

venerdì 13 gennaio 2012

Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io

Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento,
e messi in un vasel ch’ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio,

sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse ’l disio1.

E monna Vanna e monna Lagia poi
con quella ch’è sul numer de le trenta
con noi ponesse il buono incantatore2:

e quivi ragionar sempre d’amore,
e ciascuna di lor fosse contenta,
sì come i’ credo che saremmo noi3.
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1 Guido… mio: Guido, io vorrei che tu, Lapo e io fossimo rapiti (presi) per incantesimo e messi su un vascello (vasel, in origine diminutivo di “vaso”; qui designa la nave magica di mago Merlino, di cui si parla nei romanzi arturiani, e sulla quale si vive continuamente nella gioia e nel divertimento) che andasse per mare, qualunque fosse il vento (ad ogni vento) obbedendo solo alla nostra volontà (al voler vostro e mio), in modo che (sì che) la tempesta (fortuna, latinismo) o altro tempo avverso (rio) non potessero esserci di intralcio (dare impedimento), ma al contrario, vivendo noi sempre insieme in un’unica volontà (in un talento), crescesse sempre più il desiderio (disio) di stare insieme. Il destinatario del sonetto è Guido Cavalcanti (che risponderà a sua volta con un sonetto, declinando malinconicamente l’invito). Lapo è, probabilmente, il notaio e poeta Lapo Gianni de’ Ricevuti; alcuni studiosi leggono però «Lippo» e pensano a un altro poeta, Lippo Pasci de’ Bardi, anch’egli in contatto con Dante.
2 E monna… incantatore: E poi il buon mago (incantatore) mettesse (ponesse) insieme con noi madonna (monna) Vanna (la donna amata da Cavalcanti, ricordata anche nella Vita nuova [q™G12]) e madonna Alagia (Lagia, la donna amata da Lapo), insieme con quella donna che occupa il trentesimo posto (con quella ch’è sul numer de le trenta). Dante aveva scritto un’epistola in versi (ora perduta) che elencava le sessanta più belle donne di Firenze. Non si sa chi fosse la trentesima, ma non era certo Beatrice, che occupava il nono posto (cfr. Vita nuova, cap. VI); è possibile che si trattasse della prima donna dello schermo [q™G4].
3 e quivi…saremmo noi: e su quel vascello (quivi) parlare (ragionar) sempre d’amore, e ciascuna di loro fosse contenta, così come credo che lo saremmo noi.
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Temi:

Amicizia poetica, comunanza di gusto e affetti (per ragionar d’amore)
Desiderio di isolamento dalla realtà storico sociale (messi in un vasel…)
1) La situazione immaginata nel sonetto è infatti ambientata in un contesto del tutto atemporale (non a caso ricorre due volte, ai vv. 7 e 12, l’avverbio «sempre»), al quale fa riscontro uno spazio indeterminato e privo di confini (un mare attraversato magicamente, muovendo il vascello secondo il proprio volere e a dispetto degli agenti atmosferici). Quest’isolamento dal resto del mondo spiega anche la presenza di riferimenti comprensibili solo a un ristretto numero di eletti (come l’accenno alla donna «ch’è sul numer de le trenta»).)
2) La centralità esclusiva del tema amoroso («e quivi ragionar sempre d’amore», v. 12), che come ben sappiamo distingue nettamente la poesia stilnovistica dalla precedente esperienza siculo-toscana.


Parole chiave:Disio,talento,vorrei desiderio
Incantatore,incantamento atmosfera magica
Sempre perenne, fuori dal tempo, amicizia eterna
Ritmo lento atmosfera incantata
L’effetto di rallentamento contemplativo del ritmo è particolarmente sentito nel secondo emistichio del v. 1 («che tu e Lapo ed io»), in cui le congiunzioni si inseriscono in un tessuto verbale fatto di parole brevi, monosillabe o bisillabe, inducendo il lettore a indugiare su ciascuna di esse.

Lessico:provenzalismi (incantamento, impedimento…)