venerdì 24 aprile 2009

L'UMANESIMO




"L'uomo è la misura di tutte le cose"

Uomo vitruviano, Leonardo da Vinci, 1490 ca. 


Cos’è? Corrente culturale caratterizzata da studi classici, valori umani, laici e storici

Dove? Firenze  Italia  Europa

Quando? XIV – XV secolo

Perché a Firenze?

La cultura fiorentina dell’epoca ha due fonti:

1) tradizione greco – romana – cristiana (letterati, giudici, notai, clero, aristocrazia)

2) tradizione vernacolare (mercanti, artigiani, popolo)

Quello che fece la differenza rispetto alle altre città – Milano, Bologna, Napoli, Padova o Venezia – fu l’OSMOSI tra le due culture.

In chimica il termine osmosi indica la diffusione del solvente attraverso una membrana semipermeabile dal compartimento a concentrazione minore di soluto verso il compartimento a concentrazione maggiore di soluto

1. l’osmosi

Il concetto è chiarito dall’analisi delle diverse componenti della società tre-quattrocentesca fiorentina

LUOGHI : mercato vecchio – piazza Signoria – quartiere. Ovunque si trova una grande eterogeneità e condivisione degli spazi di tutte le componenti sociali.

POLITICA: nella Signoria rappresentanti degli artigiani. La cittadinanza discuteva accanitamente di politica sotto le logge pubbliche.

LAVORO: le Arti inquadravano tutta la catena produttiva, mettendo in relazione con strette connessioni gli interessi delle varie classi sociali.

L’osmosi tra popolo ed élite (politica, culturale ed economica) è la prima peculiarità della città di Firenze che spiega la vivacità intellettuale e l’apertura verso il nuovo.

2. Gli esempi

Il secondo aspetto è la presenza di due modelli eccezionali: Dante Alighieri per la letteratura e Giotto di Bondone per l’arte. Entrambi operarono un primo fondamentale rinnovamento. La Divina Commedia riflette i valori universali tipici del Medioevo attraverso la cultura popolare fiorentina. L’uso del volgare infatti non è una semplice traduzione di un’opera che poteva essere scritta in latino: il linguaggio riflette umori, passioni, tradizioni di una comunità. Ed è questa umanità popolare che entra in contatto con l’alta cultura emanata da un poeta dottissimo. Il suo esempio di contaminazione tra le due culture sarà ripetuto – in forme diverse – sia da Boccaccio sia da Petrarca.

Boccaccio descriverà – per la prima volta – il mondo cittadino in tutti i suoi aspetti, con una visuale laica (non determinata cioè da disegni divini e da visioni morali ultraterrene); Petrarca viceversa ribadisce una visuale “alta” aristocratica, ma dà un apporto determinante lavorando sulla lingua e costruendo, con i suoi ritrovamenti, una biblioteca del mondo classico: Virgilio, Cicerone, Platone, Aristofane ecc. ecc.

Le opere di Giotto introdussero elementi di realismo e umanità nei tradizionali soggetti di ispirazione cristiana.

3. La scuola

A Firenze c'erano molte scuole di base; il numero degli alfabetizzati e di chi sapeva fare i conti era alto per l'epoca (serviva per il commercio e il cambio); le Corporazioni facevano la formazione per i suoi lavoratori. Mancava però una Università di grande prestigio. A Bologna, Padova, Milano, Parigi esistevano influenti istituti universitari, in cui studiavano tutti i giovani dell'alta società italiana. A Firenze fu istituita una scuola universitaria, lo “Studium”, che ebbe scarsa fortuna. Paradossalmente però l’assenza di un centro autorevole in grado di trasmettere la vecchia scienza scolastica favorì lo sviluppo di un modo nuovo di insegnare e apprendere, basato su letture comuni e sulla libera discussione di testi classici originali; furono abbandonate le mediazioni, i commenti e le “glosse” che erano invece lo strumento abituale del sapere scolastico tramandato dalle accademie universitarie e ecclesiastiche.

Importante anche l’oggetto delle dispute. Le opere scelte – Senofonte, Cicerone, Platone – non parlavano di teologia o filosofia, bensì di politica, di governo, di libertà civili, di educazione dei giovani. Uno studio rivolto alle questioni concrete che molto aveva a che fare con le necessità dei fiorentini di relazionarsi con il resto del mondo. “La vera grande università dei fiorentini – scrive Franco Cardini – non è lo Studio, pur tanto incoraggiato dall’arcivescovo Antonino: è il mondo.”

Un nuovo metodo (discussione informale in un convivio o circolo) e un nuovo contenuto (testi classici, opere politiche e civili). 

Ad accendere la passione per gli studi classici è il maestro (proveniente da Costantinopoli) Emanuele Crisalora, il quale oltre alle lezioni presso lo Studio, animava le discussioni dei numerosi cenacoli letterari di inclinazione umanistica.

Il più importante di questi circoli letterari era il Convivio di Coluccio Salutati (che si teneva nel convento agostiniano di Santo Spirito). Salutati fu maestro per molti giovani futuri dirigenti – come Bruni, Bracciolini e altri – e soprattutto “fu un ponte tra il mondo degli studi e quello del commercio e della politica”.

Egli fu infatti cancelliere della Repubblica, un ruolo politico di garanzia: una via di mezzo tra il ministro degli esteri e l’ambasciatore, dal 1375 al 1406. Ed applicò la cultura “riscoperta” al mondo in cui viveva. Le sue lettere scritte in perfetto “stile ciceroniano” con riferimenti letterari e storici, con un rigoroso sillogismo  servirono da modello a tutte le cancellerie italiane. Si dice che Giangaleazzo Visconti avrebbe esclamato – irritato dall’ennesima corrispondenza con il cancelliere di Firenze – che una lettera di Salutati era più efficace di un esercito di mille lance.

La figura di Salutati e il suo ruolo politico – proseguita da altri importanti umanisti come Leonardo Bruni e Carlo Marsuppini – introducono l’ultimo aspetto legato all’umanesimo fiorentino: il sistema politico.

4. La politica

Firenze ha attraversato il Medioevo controllata da poteri superiori (regni barbarici e poi impero carolingio), durante i quali la città era rimasta praticamente ferma in ogni aspetto. Sebbene nella Divina Commedia Dante faccia l’elogio dell’antica Firenze (per voce del suo avo Cacciaguida nei canti XV-XVII del Paradiso) è con la tumultuosa vita politica autonoma che la città diviene ricca, grande, importante e culturalmente all'avanguardia. Quando il potere politico è ben saldo nelle mani di un regnante – qualunque sia la sua forma istituzionale – la cultura rimane prigioniera in un tradizionalismo inerte. Viceversa la mancanza di un centro forte obbliga allo scambio di idee, allo scontro, all’incontro … si afferma una cultura più tollerante, più concreta, più aperta alle novità; spesso più popolare. Anche se il corpo elettorale era ristretto le testimonianze di una qualche influenza delle persone comuni nei rappresentanti istituzionali sono numerose: nelle furiose discussioni in piazza, nelle dinamiche del commercio e del lavoro, nelle istituzioni di quartiere (parrocchie, confraternite, Arti) ecc. 

Il risultato è che a Firenze la diversità di opinione e di credo religioso ha avuto una tolleranza molto maggiore che altrove. Il ruolo di censore della Chiesa è stato ostacolato dalle leggi comunali già a partire dal XIII; i processi per eresia furono pochissimi: nel Trecento i “fraticelli” non furono disturbati dall’autorità (quando catàri e valdesi negli stessi anni conobbero una persecuzione drammatica); la condanna a morte di un presunto stregone sollevò una grande opposizione popolare. Un secolo più tardi, nel 1493, un predicatore francescano, Bernardino da Feltre, si scagliò contro il Comune che permetteva agli ebrei di vivere a Firenze e prestare denaro: fu espulso nel giro di poche settimane.

L'intolleranza antisemita giunge a Firenze in epoca "moderna". Sarà Cosimo I dei Medici, pochi anni dopo aver abbattuto la repubblica, a istituire, nei pressi del mercato vecchio, il ghetto per gli ebrei.

Le personalità di spicco dell’umanesimo fiorentino sono:

Coluccio Salutati

Leonardo Bruni

Leon Battista Alberti

Poggio Bracciolini

martedì 7 aprile 2009

6. Storia della Repubblica di Firenze

Il David di Michelangelo, simbolo della Repubblica di Firenze (1504)

Lezione 6 (21.03.2009) - Cosimo, Lorenzo e l'ultima Repubblica

Cosimo il vecchio fu un Signore informale, cioè non ricoprì mai cariche pubbliche.Nel tempo in cui governò, rimase a Firenze l'istituzione repubblicana. Però la famiglia Medici controllava e manipolava le liste elettorali.

Cosa fece Cosimo Il Vecchio?
1.
pace con Milano. Firenze era in contrasto con Milano dai primi del ‘400. Una lunga contrapposizione che alternava anni di battaglie con anni di “guerra fredda”. Nel 1440 ebbe luogo la battaglia di Anghiari (al confine tra la Toscana e l'Umbria) che ebbe una grande propaganda e la fama di aver liberato Firenze da Milano. NB. Nel corso delle battaglie, morivano pochissimi uomini (erano i tempi degli eserciti mercenari). Così Machiavelli ricorda, con una certa ironia, l’episodio di Anghiari: “Ed in tanta rotta e in si lunga zuffa che durò dalle venti alle ventiquattro ore, non vi morì che un uomo, il quale non di ferite ne d'altro virtuoso colpo, ma caduto da cavallo e calpesto spirò”. La vera novità fu l’ascesa della casata Sforza alla guida della Signoria di Milano. I successori dei Visconti, infatti, erano amici dei Medici. Dal 1454 Firenze divenne alleata di Milano.
2. Rilancia l’economia. Firenze si era indebolita a causa delle guerre. Il padre di Cosimo aveva promosso la riforma decisiva per la ripresa economica della città. Era necessario aumentare le entrate e, imponendo tasse più alte ai ricchi, si poteva trarre considerevoli vantaggi. Nacque così il catasto(1427): un metodo per conoscere i possedimenti di ogni persona, molto più sicuro rispetto a quello usato precedentemente. Quest'ultimo, infatti, consisteva nel chiedere una stima approssimativa dei beni dell'individuo ai vicini di casa. Naturalmente tra i più colpiti ci sarebbero stati i Medici stessi, ma questo non era fondamentale perché la ricchezza dei Medici era legata alla ricchezza della città. L’importante era espandere il sistema economico che prevedeva la vendita all’estero dei prodotti manifatturieri e orefici fiorentini e, con i grandi ricavi, investire nella città e in attività di cambio e prestito (attività che a sua volta moltiplica i profitti e le possibilità di investimento nelle attività artigiane). Cosimo il Vecchio era il proprietario della Banca di Calimala,la più importante d’Europa, con filiali a Londra, Lione, Bruges, Roma, Napoli, che lavorava con interessi altissimi (50% o più)..
3. Mantenne la Repubblica. In realtà la politica della città veniva fatta in via Larga, nella dimora privata di Cosimo, ma le cariche pubbliche rimasero intatte. Talvolta i consigli bloccarono iniziative di legge promosse dalla Signoria (con priori e funzionari messi lì da Cosimo) e – soprattutto – fu mantenuto il principio che è la norma giuridica e non l’arbitrio del singolo, a governare sulla città. Anche il mantenimento della libertà di parola rimase un punto a favore della signoria di Cosimo.
4. creò un nuovo modello sociale. A differenza dei precedenti leader economici della città, Cosimo ostentò l’appartenenza ad una élite. Stimolò e propose un modello di stile neo-aristocratico (alla maniera dei principi dell’impero romano) fatto di lusso, ma anche di cultura e modi affabili. Nel 1445 Cosimo fece costruire Palazzo Medici da Michelozzo con lo scopo di esternare una vita lussuosa. Le altre famiglie ricche della città lo vollero imitare con esiti disastrosi: infatti i Pitti e gli Strozzi andarono in rovina per costruire palazzi più grandi di quello dei Medici.
Nel 1464 morì Cosimo. Dopo una breve parentesi del figlio Piero, alla guida della famiglia e della città andò il nipote, Lorenzo (detto poi “il Magnifico”) ,che era molto portato per la politica.Nel 1478 ebbe luogo la famosa congiura dei Pazzi. La famiglia concorrente dei Medici, in accordo col Papa, ordì una congiura per uccidere Lorenzo e il fratello Giuliano, per porre fine alla dinastia medicea. Giuliano fu ucciso e Lorenzo ferito. I Pazzi furono cacciati dalla città.

Cosa fece Lorenzo Il Magnifico?
1_ represse Prato e Volterra.
2_indebitò la Compagnia di Calimala e Firenze
3_organizzò un "sistema di equilibrio" tra gli stati italiani, che garantì alla penisola alcuni anni di pace. Ma era un sistema molto fragile,basato su rapporti personali.
4_fu mecenate e propagandista dell'arte e della cultura fiorentina. Riunì attorno al suo cenacolo Pico Della Mirandola, Poliziano, Botticelli e altri.

Nel 1492 morì Lorenzo Il Magnifico. E’ un anno ad alto valore simbolico per la civiltà occidentale. Cristoforo Colombo arriva nelle terre inesplorate della futura America e la Spagna riconquista Granada cacciando dal regno sia gli arabi sia gli ebrei.

La fuga dei Medici
Scoppiò un conflitto tra Carlo VIII re di Francia e il regno di Napoli, ora dominato dagli Aragonesi (in pratica la Spagna). Piero dei Medici voleva mantenere la neutralità ma, quando le truppe francesi passarono dalle parti di Firenze, fu preso da una crisi di panico e corse ad arrendersi: in cambio di non essere assalito stipulò una alleanza con la Francia e cedette Piombino, Pisa e Livorno (le fortezze sulla costa). Per ritorsione i fiorentini cacciano i Medici dalla città.Tornò una vera Repubblica e Firenze rimase alleata con la Francia.In città si affermò la figura di Girolamo Savonarola, un frate domenicano di grande carisma e di fede integralista. I suoi sermoni si concludevano nei “roghi della vanità”, dove venivano materialmente bruciati oggetti considerati peccaminosi: maschere carnevalesche, trucchi femminili e libri come il Decameron di Boccaccio. Savonarola poi esagerò mettendosi contro il Papa (accusandolo di corruzione) il quale lo scomunicò e gli mise contro i "poteri forti" della città: una Signoria a lui contraria lo fece arrestare, torturare e condannare a morte. L’esecuzione, per impiccagione e rogo, avvenne in Piazza Signoria nel maggio 1498.
La repubblica durò fino al 1512; ed ebbe una vita più che onorevole. Si resse sulla figura del gonfaloniere Pier Soderini e del cancelliere Machiavelli e riuscì ad ampliare un poco la rappresentanza elettorale. Venne realizzato il Salone dei Cinquecento, che fu affrescato da Michelangelo Buonarroti e Leonardo Da Vinci, con scene della storia di Firenze. L’alba del Cinquecento fu l’ultima grande stagione della cultura e dell’arte fiorentina, e segnò, in un certo senso, il suo apogeo. Michelangelo realizzò la statua del David: il simbolo della piccola repubblica di fronte ai giganti dell’impero e del papato; Leonardo da Vinci dipinse capolavori come la Gioconda e portò avanti gli studi in tutti i campi del sapere umano.
Dal punto di vista politico la repubblica registrò un miglioramento economico (grazie a quindici anni di pace) e la riconquista di Pisa; classico esempio della doppia morale democratica: libertà per noi, sudditanza per gli altri.

Perché finì l’indipendenza di Firenze?
La repubblica finì perché – dopo secoli – Firenze si ritrovò dalla parte sbagliata. La Francia era in declino rispetto alla Spagna; il Vaticano, divenuto nel frattempo ambiente familiare ai Medici, si mise dalla parte dei più forti e pose la conquista di Firenze tra gli obiettivi dell’alleanza. Nel 1512 le truppe spagnole rimettono uno dei Medici alla guida della città. Leonardo da Vinci e Michelangelo lasciano la città. Anche Niccolò Machiavelli si ritrova esiliato a San Casciano. Il nuovo papa Leone X è un esponente dei Medici.

Intorno al 1520 il re di Spagna Carlo V, per una coincidenza dinastica, si ritrovò a regnare su: Spagna, Austria e Sacro Romano Impero, Olanda, Italia del sud e tutto il Sudamerica (da poco conquistato da avventurieri e soldati spagnoli). Forte di questo potere si decise a risolvere definitivamente il contenzioso con il Papa - ancora un esponente dei Medici - Clemente VII.
1527 Sacco di Roma
Con un esercito misto di spagnoli e tedeschi (i temibili lanzichenecchi) Carlo V conquista la città di Roma saccheggiandola. Approfittando del caos, i fiorentini cacciarono nuovamente i Medici e proclamarono, ancora una volta, la Repubblica. Ma nel trattato di pace i due grandi antagonisti del Medioevo si accordano così: l’Italia alla Spagna e Firenze ai Medici. Le truppe imperiali pongono sotto assedio la città per dieci mesi, decretandone la caduta il 12 agosto 1530.

La strenua resistenza – anche Michelangelo rientrò per dare il suo contributo progettando nuove fortificazioni – evitò il saccheggio della città: è in questo contesto che si svolse la celebre partita del calcio storico narrata in apertura.
Appunti di Maria Vittoria Dari

I Medici abolirono il sistema elettorale e instaurarono un Ducato, avente come primo esponente Cosimo I (governò con prudenza e saggezza). Alla dinastia medicea (in realtà un protettorato della Spagna) succederà il Granducato dei Lorena (Austria), quindi il regno dei Savoia (Italia monarchica) con l'appendice del regime fascista. Firenze recuperò l’indipendenza – all’interno dell’Italia repubblicana - in seguito alla vittoria militare contro la Germania e l’Italia fascista. Era l’anno 1944. E curiosamente i giorni 11 e 12 agosto.