domenica 29 novembre 2015

Canto V - Inferno

Si risveglia nella zona del LIMBO dove risiedono coloro non battezzati o perché troppo piccoli o perché vissuti prima della nascita di Cristo. Qui risiede anche Virgilio. D. può incontrare i grandi del passato da Orazio a Ovidio a Lucano. E viene a sapere dei molti che lì risiedono: Arisotele, Platone, Omero, Enea ecc. Tra gli altri anche Saladino, considerato neutro, pur essendo mussulmano.
SECONDO CERCHIO: LUSSURIOSI (canto V)
All’ingresso si trova Minosse, il giudice infernale. Ogni giro si coda corrisponde al cerchio a cui è destinato il condannato. Anche lui vuol vietare il passaggio a Dante. E anche a lui Virgilio risponde allo stesso modo:
5. 22 Non impedir lo suo fatale andare:
5. 23 vuolsi così colà dove si puote
5. 24 ciò che si vuole, e più non dimandare».

Proseguono e si trovano in mezzo a una bufera che trascina una moltitudine di anime. Contrappasso: i lussuriosi non hanno controllato le passioni e i desideri in vita e adesso subiscono il vento sferzante senza un momento di tregua. Dante vede molti personaggi famosi: Achille, Paride, Tristano, Cleopatria. Poi vede due anime avvicinarsi e vuol parlare con loro: sono Paolo e Francesca. Si tratta di Francesca da Rimini e Paolo Malatesta cognati e amanti sorpresi dal marito e uccisi. Dante gli chiede come nacque l’amore. Francesca gli risponde: leggevamo per diletto il libro di Lancillotto e del suo amore per Ginevra, moglie di Re Artù. Più volte durante quella lettura si trovarono a guardarsi negli occhi e impallidire per la passione; quando nel libro si baciarono anche Paolo baciò Francesca, dando inizio alla storia d’amore.
Dante sopraffatto dalla pietà non regge all’emozione e sviene nuovamente.

5.127 Noi leggiavamo un giorno per diletto
5.128 di Lancialotto come amor lo strinse;
5.129 soli eravamo e sanza alcun sospetto.

5.130 Per più fiate li occhi ci sospinse
5.131 quella lettura, e scolorocci il viso;
5.132 ma solo un punto fu quel che ci vinse.

5.133 Quando leggemmo il disiato riso
5.134 esser basciato da cotanto amante,
5.135 questi, che mai da me non fia diviso,

5.136 la bocca mi basciò tutto tremante.
5.137 Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:
5.138 quel giorno più non vi leggemmo avante».

5.139 Mentre che l'uno spirto questo disse,
5.140 l'altro piangea; sì che di pietade
5.141 io venni men così com'io morisse.
5.142 E caddi come corpo morto cade.

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