domenica 29 novembre 2015

INFERNO - canto III

Dante si decide a seguire Virgilio nel viaggio verso i regni dell’aldilà. Si chiede se ne è degno (visti i predecessori: Enea e san Paolo); per convincerlo V. gli racconta che a volere questo viaggio sono tre donne: Beatrice, Santa Lucia e la Madonna. A quel punto, rincuorato, Dante procede.
All’ingresso dell’inferno si leggono queste parole
3. 1 "Per me si va ne la città dolente,
3. 2 per me si va ne l'etterno dolore,
3. 3 per me si va tra la perduta gente.

3. 4 Giustizia mosse il mio alto fattore:
3. 5 fecemi la divina podestate,
3. 6 la somma sapienza e 'l primo amore.

3. 7 Dinanzi a me non fuor cose create
3. 8 se non etterne, e io etterno duro.
3. 9 Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate".

Dante impaurito e confuso si rivolge V. questi lo induce a mettere da parte incertezze e paure e a proseguire. Appena dentro lo scenario si fa terrorizzante: buio, urla e lamenti.
VESTIBOLO: IGNAVI – coloro che hanno vissuto senza infamia e senza lode, senza mai scegliere tra bene e male. Pena: sono rifiutati sia da Dio che da Satana. Contrappasso: correre senza sosta dietro a un’insegna, punti da vespe e mosconi, con il sangue che viene succhiato dai vermi che si trovano ai loro piedi.
Oltrepassati gli ignavi i due giungono al bordo del fiume Acheronte (confine tra antinferno e inferno) dove un gran numero di anime sono in attesa di passare dall’altra parte. Un vecchio dall’aspetto terribile si avvicina: è Caronte, il traghettatore infernale. Intima Dante di andarsene perché non è un’anima. Ma V. gli risponde che il viaggio è voluto per volontà divina e quindi deve tacere.
3. 94 E 'l duca lui: «Caron, non ti crucciare:
3. 95 vuolsi così colà dove si puote
3. 96 ciò che si vuole, e più non dimandare».

Una improvvisa raffica di vento provoca un lampo infuocato. Dante, impaurito, sviene.

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