mercoledì 4 aprile 2007

SETTECENTO

Sulla base della "ricerca" fatta in classe, si invita a inserire il lavoro cliccando su COMMENTI.

ARCADIA - ioana e Ballerini
LUDOVICO MUTARORI - Giulivo e Giuliani
PIETRO METASTASIO - Giorgi
GIAMBATTISTA VICO - Favilli
GIUSEPPE PARINI - Bardelli
G. PARINI "IL GIORNO" - Capaccioli e Ristori
CARLO GOLDONI - Misiani
C. GOLDONI (vita) - Mari
C. GOLDONI (opere) - Cardonati
ILLUMINISMO - Pierazzoli e Cerchi
ILLUMINISMO A MILANO - Tassi
PIETRO VERRI e "il Caffé" - Sequi
CESARE BECCARIA, contro la pena di morte - Arrostiti
VITTORIO ALFIERI - Fornari
NEOCLASSICISMO - Grieco e Luddi

13 commenti:

Anonimo ha detto...

LA VITA DI GIAMBATTISTA VICO

Nasce a Napoli nel 1668 e muore nella medesima città nel 1744 all’età di 76 anni.
Nonostante l’irregolarità dei suoi studi, Vico possedeva uno straordinario spirito autodidatta che gli permise, studiando da solo, di ampliare le proprie conoscenze; come quando dal 1686 al 1695 è precettore dei nipoti de vescovo di Ischia, nella cui biblioteca approfondisce le sue conoscenze di letterature classiche.
Nonostante avesse ottenuto la cattedra di retorica all’Università di Napoli, Vico non si liberò dalle difficoltà economiche che anzi, aumentarono con l’arrivo di otto figli.
In questi anni elabora una serie di orazioni inaugurali dell’anno accademico tra le quali quello anticartesiano de nostri tempuris studiorum ratione (il metodo di ricerca attuale, 1702) e il trattato De antiquissima Italorum sapientia ex linguae latinae originibus eruenda (La sapienza antichissima del popolo italico come la si desume dalle origini delle lingua latina, 1710), rimasto però incompiuto.
Segue un periodo di delusioni come quella di essere riuscito ad ottenere la più redditizia cattedra di diritto, queste, tuttavia, non gli impediscono di scrivere la sua opera più grande: La scienza nuova (1725).
La Scienza nuova non viene accolta con favore dal pubblico, ma Vico è ormai un letterato famoso.
Nel 1728 scrive la sua autobiografia: Vita di Gian Battista Vico.
In seguito prosegue la revisione della scienza nuova che riscrive del tutto o in parte per ben nove volte.
Nel 1734 re Carlo di Borbone gli assegna l’incarico di biografo regio permettendogli di vivere gli ultimi anni della sua vita in una condizione economica e sociale migliore.
Morì nel 1744 mentre stava curando una ulteriore edizione della Scienza nuova.

Anonimo ha detto...

mercoledì 28 marzo 2007
GIAN LORENZO BERNINI
RICERCA SU SEICENTO E BAROCCO
Esposizione orale: Matteo Fornari


Novità:
-scultura improvvisata direttamente sul marmo (appresa dal padre);
-totalizzazione immagine ed esternamento carattere del personaggio dipinto;
-giochi scenografici di luci e ombre;
-raffigurazioni dinamiche con espressione dei movimenti.


Biografia:
1598 - Nasce a Napoli (7 Dicembre)
1604 - La famiglia Bernini si trasferisce a Roma
1608 - Comincia a lavorare col padre, imparando così a dirigere cantieri collettivi
1618 - Prime opere in autonomo
1623 - Eletto Papa Urbano VIII Barberini
1629 - Muore il padre Pietro (B. sostiuisce il padre come architetto in SanPietro)
1637 - Costrui il Campanile di San Pietro che fu però abbattuto nel 1646 perché definito instabile
1640 - Sposa Caterina Tezio (?amante Costanza Bonarelli?)
1643 - Muore il Papa (calo di B.)
1657 - Commisionata Piazza SanPietro (forma:trapezoidale ellisse)
1665 - Convocato a progettare le Louvre, torna presto perché ai Francesi non piace lo stile barocco
1668 - Realizza 2(di10) angeli per il ponte Sant’Angelo definiti troppo belli per l’esterno
1680 - Muore a Roma (28 Novembre), colpito da una paralisi


Vita:
Bernini vive quasi tutta la sua vita a Roma dedicandosi alla realizzazione di numerose opere importanti, molte delle quali in SanPietro tra cui l’architettura dela Basilica stessa, le Logge, il Baldacchino, le Reliquie e la Piazza; molte delle quali commissionate da Papa Urbano suo grande ammiratore. Bernini fu definito “macchina artistica” difficile da affermare e imitare, solo pochi suoi discepoli ci proveranno per circa un secolo ma poi sopraggiunti dal neoclassicismo.


Opera:
Baldacchino:
Costruito tra il 1624 e il 1633. Il Papa volle il nuovo altare situato sopra la confessione, sormontato da un enorme baldacchino bronzeo, poggiato su basamenti marmorei con lo stemma barberiniano. Sviluppato su quattro colonne tortili lungo le quali si dipanano racemi e motivi naturalistici, termina con quattro volute che si incurvano a dorso di delfino sorrette da angeli, e culmina con il globo e la croce: si ispira ai baldacchini effimeri utilizzati durante le Quarantore o altre cerimonie religiose. Bernini in questo modo ha bloccato nel bronzo un'invenzione provvisoria, con tutto il suo carico di trionfo effimero.La zona attorno, formata dai quattro piloni che sorreggono la cupola, fu dedicata al culto delle reliquie con nicchie contenenti statue monumentali di santi.
Bernini realizzò così un grande e potente altare caratterizzato dal pieno stile Barocco.

Anonimo ha detto...

PIETRO METASTASIO:
E’ il poeta più rappresentativo del primo ‘ 700 .
Nasce a Roma nel 1698 e muore a Vienna nel 1782.
Inizialmente si chiamava Pietro TRAPASSI , ma dopo gli studi presso GRAVINA (uno dei fondatori dell’ ACCADEMIA DELL’ ARCADIA ) il suo nome cambiò in Pietro METASTASIO (nome attribuitogli da Gravina ; derivante da “METASTASIS” che significa cambiamento).
Quando Gravina muore , Metastasio si trasferisce a Napoli dove scrive i suoi primi testi musicali (sfruttando la composizione del melodramma e gli studi presso
l’accademia dell’ arcadia) .
Diventa famoso grazie al suo primo melodramma del 1724: “DIDONE
ABBANDONATA” .
Vista la nuova notorietà , Metastasio inizia un “viaggio” nei teatri italiani che dura
finché non viene chiamato a Vienna come poeta ufficiale della corte imperiale.
Nel 1782 , come già detto , muore a Vienna .
Il suo straordinario successo consiste nell’aver rivoluzionato il melodramma italiano dal “recitar cantando” al rimettere in scena la tragedia greca , nella quale lui fa sì che il canto sia più indicativo della scenografia .

Anonimo ha detto...

FRANCESCO MARI DICE LA VITA DI CARLO GOLDONI:
Carlo Goldoni nasce a Venezia nel 1707.
Mostra fin da piccolo un interesse per il teatro recitando in una rappresentazione privata della Sorellina di Don Pilone,interpretando un ruolo femminile.
Pur continuando a dilettarsi come scrittore di commedie ,si laurea in giurisprudenza e alla morte di suo padre è costretto dalle ristrettezza economica, a tornare a Venezia ed esercitare la professione di avvocato.
Tra il 1732 e il 1734 scrive il Belisario una tragicommedia che piace molto al capo comico Giuseppe Iner .
Ingaggiato come poeta comico dalla sua compagnia ,iniziando la sua carriera professionale nel mondo del teatro.
Inseguito compone il Mongolo di Cartesan inserendo così all’interno del canovaccio tradizionale da commedia dell’arte, la parte del protagonista è interamente scritto.
Dopo gli viene affidato della Serenissima la carica di console presso la Repubblica di Genova .
Nel 1743 scrive la prima commedia completamente scritta ,”La Donna di Garbo”.
In seguito viene invitato da Girolamo Medbach a divenire poeta comico del teatro di Sant’Angelo.
Nel 1753 scrive ilsuo capolavoro ,La Locandiera .
Lascia Venezia a causa della polemiche sempre più agguerrite sulle commedie e si trasferisce a Parigi su invito della Comèdie Italieme .
A Parigi trova molta resistenza sulla commedia dell’arte classica sulla riforma goldoniana.
Dopo aver scritto alcune opere per Comèdie Italieme ed essere stato maestro di italiano della primogenita di Luigi XV ottiene una modesta pensione e scrive la sua biografia (Memories).
Dopo la revoca della pensione nel 1792 muore a Parigi nel 1793.

Anonimo ha detto...

Riassunto “IL GIORNO”
Il Giorno è un poemetto satirico, scritto da Giuseppe Parini, formato da endecasillabi sciolti (cioè non in rima). Essa risulta l’opera migliore di Parini. Il giorno è composto da quattro parti: il Mattino, il Meriggio, il Vespro e la Notte; questo poemetto fu scritto fino al 1796, ma venne pubblicato soltanto nel 1801. E’ un’opera volutamente incompiuta. Il Giorno, racconta la giornata del “Giovin Signore”, inizia con lui che si alza dal letto, fa colazione, la “toeletta” e la vestizione. Poi fa una passeggiata fino al pranzo del Meriggio, in casa della dama di cui lui è cavalier servente. Durante il Vespro, che è la parte più breve del poemetto, ci sono chiacchiere da salotto. Mentre la notte, è dedicata al ricevimento che una gran dama ha organizzato al suo palazzo. In questo poemetto il protagonista viene seguito in tutti i momenti del giorno dal suo tutore.


Valentina Capaccioli e Gloria Ristori

Anonimo ha detto...

Riassunto “IL GIORNO”
Il Giorno è un poemetto satirico, scritto da Giuseppe Parini, formato da endecasillabi sciolti (cioè non in rima). Essa risulta l’opera migliore di Parini. Il giorno è composto da quattro parti: il Mattino, il Meriggio, il Vespro e la Notte; questo poemetto fu scritto fino al 1796, ma venne pubblicato soltanto nel 1801. E’ un’opera volutamente incompiuta. Il Giorno, racconta la giornata del “Giovin Signore”, inizia con lui che si alza dal letto, fa colazione, la “toeletta” e la vestizione. Poi fa una passeggiata fino al pranzo del Meriggio, in casa della dama di cui lui è cavalier servente. Durante il Vespro, che è la parte più breve del poemetto, ci sono chiacchiere da salotto. Mentre la notte, è dedicata al ricevimento che una gran dama ha organizzato al suo palazzo. In questo poemetto il protagonista viene seguito in tutti i momenti del giorno dal suo tutore.


Valentina Capaccioli e Gloria Ristori

Anonimo ha detto...

Esteti e poeti neoclassici

le diverse anime del neoclassicismo

"fare versi antichi su pensieri nuovi"
La seconda metà del settecento è un'epoca in cui convivono nuovi orientamenti espressivi e del gusto che si affiancano ad aspetti e concetti che si riconducono direttamente alla tradizione.
Questa nuova corrente che va alla ricerca di una nuova forma d'espressione prende il nome di "Neoclassicismo". Questo periodo,che non si ferma solo alla fine del Settecento ma che comprende anche i primi venticinque anni circa dell'ottocento,ispira moltissimi autori dell'epoca. Nonostante questo,è difficile dare una corretta e precisa definizione di "Neoclassicismo",dato che ogni autore coglie,fra le numerose sfaccettature che il movimento offre,quelle che meglio si sposano con la sua linea di pensiero. C'è chi ritiene che l'imitazione dei modelli classici rappresenti un muro di sbarramento di fronte alle novità,o chi pensa,che la conciliazione fra orientamento neoclassico e sensibilità romantica,dia vita ad un nuovo tema caratteristico dei nuovi tempi.
l'imitazione dei classici
Con il termine "Neoclassicismo" si intende dunque un orientamento del gusto basato sull'imitazione dello stile antico. Questo ritrova le sue origini nel classicismo francese del secondo Seicento;o per quanto riguarda una più stretta diffusione italiana,si rifà al classicismo arcadico dei primi anni del Settecento. Come ogni nuova forma di espressione,anche il "Neoclassicismo" presenta nuovi elementi da considerare nella loro singolarità.
Il concetto di questo nuovo movimento si può riassumere con poche parole che ricorrono spesso nei testi neoclassici:"idea del bello". E' infatti lo scopo principale dei critici neoclassici quello di ricercare e di "catturare" dai testi dell'arte latina e greca i segreti della loro bellezza.
la bellezza perfetta secondo Winckelman
Il "Neoclassicismo" fa riferimento soprattutto agli scritti di Johann Joachim Winckelman,storico tedesco che apporta un grandissimo contributo per lo studio dell'arte antica.
Winckelman delinea un particolare ideale artistico basato sugli studi dell'accademia d'arte greca. Lui però non si limita soltanto ad elogiare l'arte antica come unica forma d'arte riconosciuta;ma piuttosto,focalizza l'attenzione su tutta la civiltà greca,nella quale riconosce un modello compiuto di vita e cultura del quale l'arte è soltanto una delle tante manifestazioni.
l'ideale estetico dell'armonia
Secondo Winckelman l'armonia che si ritrova nelle opere dell'arte greca è da ricercare nella sintonia che c’è nell’armonia tra uomo,natura e società. Nell'arte,infatti,questi avrebbero espresso tutta la serenità che caratterizzava la loro società e la lorocultura.
Per Winckelman l'artista moderno dovrebbe riuscire a riprodurre quello stesso spirito e quell'armonia che al loro tempo caratterizzarono l'arte greca.
le "contaminazioni" romantiche
Nei trattati di Winckelman l'ideale armonia attribuita al mondo greco si macchia di nostalgia. L'idea della superiorità della cultura greca su quella contemporanea europea è un segno di insoddisfazione che caratterizza tutto il secondo Settecento. Lo stesso studioso tedesco,pur non essendo un artista segnato dalla coltura preromantica,fa trasparire nei suoi scritti uno spirito fortemente romantico.
riscoperta e difesa della tradizione:il purismo
L'affermazioni delle tradizioni di una nazione trovano una stretta corrispondenza nel richiamo alla purezza della tradizione linguistica italiana. In questo contesto il purismo che nasce tra il fallimento del giacobismo e il consolidamento del regime napoleonico,rappresenta l'unica fonte per la salvaguardia linguistica e letteraria della tradizione italiana.
Le linee teoriche del purismo vengono codificate all'inizio dell'Ottocento dall'abate Antonio Cesari. Quesi ritiene che il modello di perfezione stilistica è rappresentato dalla lingua del Trecento (con i suoi tre maggiori esponenti:Dante,Petrarca e Boccaccio).
Da un lato le attenzioni per la più antica tradizione linguistica contribuiscono allo studio di importanti testimonianze letterarie;dall'altro,la sua intransigenza nei confronti delle contaminazioni fa si che si giunga ad una sterile riproposizione di modelli da imitare. In questo modo si tralascia il vero significato della lingua:questa non è un oggetto da conservare ma è necessario sottoporla ad un processo di evoluzione dinamica.
teorici e scrittori puristi
Alla corrente purista aderisce il marchese napoletano Basilio Puoti,che nella sua città apre una scuola "di lingua italiana".Qui Puoti fa dello studio della tradizione letteraria italiana uno strumento di libera ricerca e di confronto di idee.
Alle idee del purismo si ispira in parte Pietro Giordani,che sposa molto bene il principio del rispetto per la tradizione con ideali di stampo patriottico e liberale. E' lui,artista molto in voga a suo tempo,che successivamente influenzerà Leopardi.
Una forma di interpretazione fedele alla tradizione italiana di affermazione dei suoi valori è la prosa,assolutamente purista,di Carlo Botta.Nelle sue opere l'autore affronta con un deciso spirito liberale (implicitamente polemico) la politica seguita da Napoleone.

Anonimo ha detto...

Illuministi a Milano: la filosofia al servizio dell’utile


Nel settecento, Milano e tutta la Lombardia sono il centro dell’illuminismo italiano. Iniziano a formarsi molti centri dove si riuniscono gli intellettuali dell’epoca per discutere vari problemi. Uno dei primi centri più attivi fu l’Accademia dei Trasformati che apportò rinnovamenti nella letteratura basandosi su esempi illuministici stranieri. Un altro centro molto importante fu la Società dei Pugni fondata da Pietro Verri nel 1761. Questa società, chiamata “dei pugni” perché le discussioni erano molto vivaci, si basa sulla libera discussione e osserva attentamente gli sviluppi dell’illuminismo francese, precisamente l’Encyclopédie di Diderot e D’Alambert.
Oltre alle società a Milano vengono fondati anche dei giornali. Un periodico, fondato sempre da Verri, il “Caffè” rappresenta in particolare la diffusione del pensiero illuminista in tutta Italia.
Il “Caffè” ha come obbiettivo l’affrontare i problemi quotidiani e più sentiti dai lettori con chiarezza e globalità. Gli articoli e problemi vengono fatti risultare come le discussioni di una bottega di un caffè greco. Questo periodico spinge sempre più animi italiani allo spirito della lettura alla stima delle scienze e delle belle arti. Questi motivi sono tutti figli dell’amor proprio utile al pubblico, che fecero muovere gli autori a cercare stili e soggetti che potessero essere letti da tutti. La rivista cerca di applicare un linguaggio d’uso quotidiano.
Durante il periodo del “Caffè”, molti collaboratori del periodico si staccano per coprire incarichi pubblici. Uno di questi è Pietro Verri chiamato a questi compiti ma continua sempre la sua divulgazione del pensiero illuminista scrivendo saggi di vario genere. Uno molto importante che sottolinea il suo nuovo cambiamento è “Osservazioni sulla tortura”; il saggio storico, che prende spunto dai processi di giustizia ai danni degli untori durante la peste del 1630, condanna gli orrori giudiziari e l’uso sadico e crudele dello strumento della tortura. Nel 1776 il senato milanese vota per il mantenimento della tortura il Lombardia ,nonostante in Europa molti stati la abbiano revocata. Uno dei sostenitori del mantenimento è Gabriele Verri, padre di Pietro. Comunque l’episodio chiarisce l’atteggiamento moderato che gli illuministi milanesi tengono in un epoca che annuncia a più cruente rivoluzioni e cambiamenti.
Nel 1764, Cesare Beccaria pubblica il saggio “Dei delitti e delle pene”, l’opera più famosa dell’illuminismo italiano. Questo saggio da il via a una battaglia intellettuale europea contro la tortura e la pena di morte. Beccaria denuncia con taccia irrazionalità i barbari sistemi penitenziari della sua epoca e convince molti stati europei ad abolirla. Contribuisce al successo del saggio anche la sua prosa rapida, vigorosa e antiaccademica. L’opera nasce nella Società dei Pugni; a Pietro Verri e non a Beccaria viene assegnato il vero merito di una così audace e convincente elaborazione giuridico -filosofica. I più recenti studi hanno dimostrato che l’opera nacque dalla strettissima collaborazione dei due amici.

Anonimo ha detto...

VITTORIO ALFIERI Fornari

Biografia: Vittorio Alfieri nasce ad Asti nel 1749, in una famiglia nobile di origini feudali. L’anno dopo la sua nascita il padre muore e la madre si risposa. Vive la sua infanzia (fino a nove anni) nella cupa austerità dell’ambiente domestico. Nel 1758 entra, per volere dello zio (tutore), nella Reale Accademia di Torino dove vi resta per otto anni, definiti poi da lui “otto anni di ineducazione”.
Per diversi anni viaggia per l’Europa: conoscendo ,leggendo e vivendo diversi periodi storico-sociali, presenti nell’epoca ma anche precedenti. Nel 1777 soggiorna a Siena, dove conosce Luisa Stolberg, che lascerà il proprio marito per seguire Vittorio. Nel 1778 rifiuta tutta la sua parte di patrimonio familiare a vantaggio della sorella. Vaga tra Italia, Francia e Inghilterra scrivendo opere. Muore a Firenze nel 1803.

Particolari episodi della vita: Intorno al 1775 dopo la rappresentazione della tragedia di Cleopatra (che sarà però poi ripudiata dall’autore), matura in lui, la decisione di dedicarsi con assaoluto rigore e totale dedizione allo studio della poesia e della lingua italiana (culture mancanti in lui a causa degli studi francesi non stimolanti). Compie lunghi soggiorni in Toscana con l’intento di far proprio la vivace naturalezza del toscano parlato. Soggiorna a Parigi negli anni della Rivoluzione, che celebrerà con entusiasmo in un primo tempo, ma che condannerà duremente negli anni successivi.

Caratteristiche, Stile e Personalità: Fin da piccolo Vittorio dimostra di avere un attaggiamento ribelle, anticonformista e insofferente. La sua perenne insoddisfazione si esprime in viaggi frenetici. I suoi giudizi sugli uomini e le società che incontra, sono animati da un rifiuto totale per le convenzioni: proponendo così la concezione di libertà individuale. Si entusiasma facilmente davanti agli spettacoli naturali, tanto più sono belli e imponenti, che sembrano placare il suo animo. Trova la propria vocazione letteraria soprattutto come autore di tragedie, nelle quali riversa la propria particolarissima visione della vita e i propri ideali di umanità. Alle basi della tragedia deve esserci [dice Alfieri] il “forte sentire”, ovvero un’esigenza interiore che sappia esprimere profonde passioni. Alfieri delinea tre diversi momenti della composizione di una tragedia: ideazione (individuazione di soggetti,caratteri e personalità), stesura (svolgimento dell’azione teatrale in prosa) e versificazione (scrittura dell’opera in endecasillabi sciolti). La maggior parte dei personaggi delle tragedie si concentrano come figure fieramente nemiche e contrapposte, entrambe però affascinate: dalle “grandezze”, da uno sviluppo smisurato del proprio io, dalla passione di conquistare gli oggetti del proprio desiderio e dall’attaccamento alla libertà, all’onore ed ai propri ideali. Tutto ciò si manifesta nei personaggio come esplosione di passioni contrapposte che solo l’esito tragico della morte può sciogliere.

Opera: Del principe e delle lettere: In una situazione di conflitto Alfieri considera solamente soluzioni estreme che implicano in qualche modo un atto di morte senza considerare affatto la soluzione di un compromesso. Alfieri riconosce al letterato un ruolo di guida etico-civile, facendo apparire così la letteratura come la più alta e degna attività, in quanto di espressione massima dello spirito umano. Secondo Alfieri: il vero poeta esprime veramente, solo quando è completamente libero, e per esserlo deve essere del tutto estraneo a una qualsiasi compromissione col potere. Invita così tutti i letterati ad evitare ogni rapporto col potere ed a prendere coscienza dell’importanza del proprio ruolo, mirando alle basi di libera indagine ed espressione. Dimostra che la grande letteratura non necessità della protezione del potere per prosperare, perché il letterato può godere di autonomia e dignità solo se le sue ricompense consistono nella stima pubblica. Sta nascendo nello stesso tempo (in Europa, ma non in Italia) una vera industria culturale che può offrire al letterato, accanto anche a nuove forme di compromesso, anche spazi prima d’allora impensabili di libertà e autonomia.

Altre opere famose: Vita(autobiografia), Saul, Mirra, Rime, Journaux, Cleopatra, Filippo, Polinice, Antigone, Trattato della Tirannide, Parigi sbastigliato, Misogallo[…].

Anonimo ha detto...

La poesia e l’accademia dell’Arcadia

Nel 700 l’Italia è ancora vincolata dalla presenza culturale della chiesa, mentre in Inghilterra e in Francia si comincia a delineare una nuova produzione letteraria considerata l’avvio dell’illuminismo.
In Italia si ha anche una linea antimarinista che portò nel 1690 alla formazione dell’accademia dell’Arcadia, che è la prima reazione al gusto Barocco.
Il nome dell’accademia si ispira all’antica regione della Grecia dove fiori la poesia pastorale. L’Arcadia condanna l’esperienza letterale Barocca e il suo distacco dai modelli antichi, proponendo un ritorno alla semplicità espressiva.
L’ideale dell’Arcadia è una “perfezione” artificiale di un mondo ideale.
L’Arcadia ha saputo rinnovare l’esperienza poetica italiana con la sua struttura sintattica chiara e spesso simmetrica; la sua forma più rappresentativa divenne la canzonetta.
I poeti più rappresentativi dell’Arcadia sono i coniugi Zappi, avvero Faustina Moratti e Giambattista Felice nonché Paolo Rolli.
Il rinnovamento poetico dell’Arcadia coinvolge anche il teatro dove vi nascono nuove opere come Lucio Vero (1700) di Apostolo Zeno, e la tragedia Merope (1713) di Scipione Maffei ; essa si imporrà ben presto in Europa come il testo più rappresentativo della drammaturgia italiana: tradotta da Voltaire e da Alexander Pope.
L’Arcadia riesce ad attrarre per tutto il secolo la maggior parte dei letterati italiani (come Furgone, Algarotti, Cesarotti, Bertòla, Pindemonte) e con questo si realizza la “repubblica delle lettere” vagheggiata dagli intellettuali dell’epoca.
La forte pressione verso un’uniformità accademica porta alla rottura fra le due anime della prima Arcadia: Gian Vincenzo Gravina (1664-1718), il “legislatore”, e Giovan Mario Crescimbeni (1663-1728), il primo “custode”.
La scissione giungerà nel 1711 quando Gravina fonda l’Accademia dei Quirini.

Anonimo ha detto...

ciao

Anonimo ha detto...

ILLUMINISMO IN ITALIA

☻cosa lo favorisce?
La pace di acquisgrana nel 1748 garantì una stabilità militare con gli stati confinanti e ciò dette un’uleriore spinta all’impulso di pensiero diversa dai 9 lustri precedenti. Nei quali i personaggi di spicco erano principalmente: Vico , Muratori e Giannone.
La Lombardia, Napoli e Venezia erano regioni nelle quali l’illuminismo prese forma attraverso pensieri filosofici, discussioni e approfondimenti sulla morale.

☻illuminismo in Piemonte
L’illuminsmo in Piemonte non era apprezzato come corrente di pensiero, il governo infatti tendeva ad avere una mentalità conservatrice sfociante nell’oscurantismo. Ad esempio Dalmazio Vasco e Gianbattista Vasco furono nella seconda metà del’700 due contrastatori con le loro azione e opere della politica piemontese.

☻illuminismo a venezia
A Venezia l’illuminismo era “occultato” dalla struttura socio-politica, la quale non permetteva di far entrare la corrente illuminista nella “laguna”. Comunque sono da ricordare gli scrittori Giuseppe Baretti e Francesco Grisellini, che scrivevano i loro pensieri e ideali sui giornali periodici locali.

Pierazzoli e Cerchi

Anonimo ha detto...

La pena di morte

Il Beccaria dice che la pena di morte è solo un deterrente sociale contro futuri crimini,e che la sovranità è la somma delle porzioni di libertà personale a cui ciascuno rinuncia per il bene della coscienza civile.
L’opinione del Beccaria è che la pena di morte non è un diritto perché il potere non può negare la libertà di vivere,e perché se i suicidi sono considerati reati,allora è reato anche uccidere un altro anche con la “scusa” della giustizia.
Beccaria dimostra anche che la pena di morte non è né utile né necessaria per la società,a meno che l’individuo in questione mette a rischio l’integrità dello stato o che l’individuo faccia da esempio agli altri,così che il popolo rinunci ad eseguire un determinato crimine.Ma il Beccaria dice che se lo stato è intimorito da una sola persona ,significa che è uno stato debole.Nel secondo caso dice nei millenni passati non sono diminuiti i crimini,nonostante la pena capitale.Inoltre spiga che il criminale è impaurito non dalla pena,ma bensì dalla durata della pena.
Infine,il milanese sostiene che l’esecuzione in pubblico diventa uno spettacolo che peggiori la società,che si “assefà” alla morte del detenuto.
Queste dichiarazioni dell’autore,sono un apripista verso l’abolizione della pena di morte negli stati civilmente avanzati,che però avvenne solo dopo mezzosecolo.

Guido Arrostiti 20/04/07