Premessa.
La rivoluzione industriale dal punto di vista meramente storiografico va a comporre quella serie di cambiamenti e di rivoluzioni che hanno mutato il corso della storia dell’Occidente.
Ma, dal punto di vista dell’evoluzione della specie umana e di tutte le specie viventi del pianeta, la rivoluzione industriale rappresenta il punto di rottura più grande e più drammatico che si sia mai verificato. Per la prima volta l’uomo è stato in grado di dominare la natura e di sfuggire alle spietate leggi della sopravvivenza; ma anche ha dato avvio ad una pratica di sfruttamento e distruzione del territorio e dell’ambiente tale da mettere a rischio la sussistenza stessa di moltissime specie viventi sul pianeta. In questa ottica l’impatto della rivoluzione industriale supera, per importanza, di gran lunga qualunque altro avvenimento della Storia dell’uomo.
What, When, Where, Why ?
E’ ormai celebre la rappresentazione data da un giovane studente chiamato a spiegare in cosa consistesse il fenomeno chiamato “rivoluzione industriale”: “intorno al 1760 un’ondata di congegni si abbatté sull’Inghilterra”.
Eppure contiene in poche parole molte verità.
DOVE - è l’Inghilterra il luogo dove nasce e si afferma il sistema di produzione industriale; poi sarà esportata in tutto il mondo.
QUANDO – inizia a metà Settecento, senza dubbio.
COSA – il processo complessivo ha molteplici aspetti, ma se c’è qualcosa che caratterizza fortemente il fenomeno questo è il numero di invenzioni tecnologiche e la loro applicazione al sistema di produzione.
I manuali si soffermano molto sul perché proprio in Inghilterra. Senza fare classifiche di importanza, alcune cose rendevano l’Inghilterra diversa dagli altri posti del pianeta: la loro miscela ha dato luogo a questa grande trasformazione.
I fattori che favorirono la nascita e lo sviluppo della rivoluzione industriale in Inghilterra
condizioni ambientali - clima temperato adatto all'allevamento di ovini;
numerosi corsi d'acqua; territorio pianeggiante; presenza di molti porti;
giacimenti e miniere di carbon fossile e ferro.
condizioni economiche - trasformazione “capitalistica” dell’agricoltura;
ampia diffusione dell’attività manifatturiera; ampiezza del mercato interno ed estero.
condizioni politiche - monarchia parlamentare; assenza di guerre interne;
investimenti pubblici per la costruzione di infrastrutture; smantellamento delle corporazioni artigiane e protezione della proprietà privata e della libertà di iniziativa; politica fiscale favorevole (influenza delle idee di Adam Smith)
condizioni socio-culturali - propensione della nobiltà inglese per le attività produttive; opinione pubblica favorevole al successo imprenditoriale; atteggiamento culturale empiristico e sperimentale.
condizioni demografiche – incremento demografico (dovuto al maggiore igiene e a migliori condizioni alimentari, l’aumento di popolazione consentì ai primi imprenditori abbondanza di manodopera a basso costo).
N.B. Queste sono condizioni favorevoli. Lo spunto decisivo è dato dalla INNOVAZIONE TECNOLOGICA.
Invenzione = scoperta di una determinata tecnica;
Innovazione = indica l’applicazione di una determinata tecnica.
Si crea un “circolo” di invenzione-applicazione-nuova_necessità-invenzione-innovazione-nuova_necessità... che praticamente non si arresterà mai.
«Un’ondata di congegni»
Nel 1690 Thomas Newcomen inventò una macchina per pompare acqua dai pozzi…era una rudimentale macchina a vapore. Quasi cento anni dopo James Watt (1769) riuscì ad apportare delle innovazioni decisive (mantenere in caldo la caldaia e trasformare il moto ondulatorio in rotatorio) che fecero della macchina a vapore l’invenzione chiave di tutta l’industrializzazione. La possibilità di produrre energia bruciando carbone – decidendo quindi il luogo e il momento – consentì un numero infinito di applicazioni e, soprattutto, stimolò la ricerca di soluzioni per migliorarne l’efficienza. Per esempio si cercò un materiale più efficiente del carbone da legno e fu trovato il coke; si cercava un materiale metallico più resistente del ferro e fu realizzata la ghisa.
Lo stesso meccanismo di progresso tecnico in continua evoluzione si vide nel campo della manifattura. Al primo tentativo di costruire un telaio meccanico (1733) seguirono numerose correzioni – tra cui quella importantissima di Arkwright del filatoio idraulico – fino ad arrivare ad un modello capace di produrre 2/300 volte quello che si poteva fare a mano. Non solo quantità e velocità. Anche i prodotti erano diversi e migliori: finalmente il cotone poté essere utilizzato in larga scala, “creando” così la biancheria intima, praticamente sconosciuta dalle popolazioni pre-industriali.
Ad inizio Ottocento il miglioramento nell’efficienza delle macchine a vapore portò l’applicazione delle nuove tecnologie ai mezzi di locomozione: lo statunitense Robert Fulton progettò la prima nave a vapore (1803); l’inglese George Stephenson mise a punto la prima locomotiva da utilizzare all’interno delle miniere. Il 1825 il primo treno passeggeri partiva da Liverpool in direzione Manchester (mentre in Italia la prima ferrovia fu inaugurata il 3 ottobre 1839 con la cerimonia di inaugurazione della linea Napoli-Portici). Nel 1850 L’Inghilterra poteva già contare su 11.000 Km di ferrovie.
Il nuovo mondo
Le grandi novità tecnologie cambiarono profondamente il mondo economico e sociale della Gran Bretagna d’inizio XIX. Ancora a metà Settecento le manifatture e le fabbrichette avevano una produzione modesta che si integrava con la vita di campagna. Un modello di vita regolato da abitudini, regole, relazioni sociali, praticamente secolare.
L’applicazione su larga scala dei macchinari per la produzione di beni di consumo introdusse il sistema di fabbrica:
- unico luogo di lavoro;
- utensili (macchine) fornite dal datore di lavoro;
- obbligo di presenza quotidiana per un numero di ore stabilite;
- sirene di ingresso e uscita e guardiani per regolare il lavoro;
- divisione del processo produttivo: ogni lavoratore svolge solo una parte del lavoro.
Le conseguenze sono molto contraddittorie:
Positive: per i primi capitalisti e per il paese nel suo complesso la rivoluzione industriale è sinonimo di ricchezza. Una ricchezza inimmaginabile soltanto pochi decenni prima. La Gran Bretagna realizza un exploit economico senza precedenti; diviene leader mondiale in tutti i campi: finanziario, economico, militare. La ricchezza non è ristretta ad una élite aristocratica; molti artigiani o piccoli imprenditori riescono a prendere il treno dell’industrializzazione e ad arricchirsi vistosamente.
Negative: le condizioni di vita nelle prime fabbriche erano spaventose. Donne e bambini erano sottoposti a ritmi di lavoro massacranti, ad orari impossibili (12-16 ore al giorno), a condizioni ambientali – in miniera o in fabbrica – insalubri e opprimenti. Spesso alloggiati e ammassati in periferie squallide, la “classe operaia” nasce come rappresentazione stessa dello sfruttamento dell’uomo (e delle donne e dei bambini).
Anche il paesaggio si trasforma radicalmente in pochi anni. Le città crescono a ritmi frenetici: i quartieri operai fanno raddoppiare, triplicare il numero degli abitanti di città come Liverpool, Manchester, Birmingham.
Un aspetto controverso è l’abolizione delle leggi di assistenza ai poveri. Per scoraggiare l’ozio e favorire la ricerca del posto di lavoro “a tutti i costi” furono abolite tutte quelle leggi che garantivano la sussistenza al suddito privo dei mezzi di sussistenza.
Altro aspetto importante è la nascita della coscienza politica. Obbligati all’omogeneità di bisogni e condizioni di vita (stesso lavoro, stesso modo di sopravvivere) la spontanea solidarietà si trasformare, col tempo, in coscienza di classe.
Il Luddismo è la prima manifestazione politica diretta contro il sistema industriale e le innovazioni tecniche. Ned Ludd nel 1779 distrusse per protesta un telaio. Artigiani e lavoratori manuali del tessile seguirono l’esempio: per loro le macchine erano un nemico. Non ebbero seguito né futuro.
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