sabato 21 febbraio 2009

3. Storia della Repubblica di Firenze

Il giglio guelfo, definitivamente simbolo della città

Lezione 3 (20.02.09) - L'Arte e la Parte

La popolazione era in continua crescita – si crearono i borghi a ridosso delle porte cittadine – così diventò indispensabile costruire una nuova cinta muraria.Lo scontro tra Guelfi e Ghibellini non cessò nel 1250 e non era ristretto a Firenze, ma riguardava tutta l’Italia.[1]

Le battaglie importanti tra le due fazioni sono quelle di Montaperti nel 1260, in cui vinsero i Ghibellini senesi contro i Guelfi fiorentini, e la battaglia di Campaldino del 1289, i cui vincitori furono i Guelfi di Firenze contro i Ghibellini di Arezzo. Nella battaglia di Campaldino partecipò Dante. Fu così che il giglio guelfo diventò il giglio di Firenze: rosso in campo bianco.

Da quel momento Firenze diventò alleata del Papa; il governo cittadino passò definitivamente alle Arti e all’unico partito rimasto, la parte Guelfa; chi non era Guelfo veniva cacciato dalla città. Il potere a Firenze era esercitato in due sedi fondamentali: Il Palazzo dell’Arte della Lana e il Palazzo di Parte Guelfa. Ma dal punto di vista formale esisteva un procedimento molto complesso per decidere chi comandava. C’era un governo detto Signoria (composto da otto Priori e un gonfaloniere + 12 Buonomini + 16 gonfalonieri minori) che faceva anche le leggi (dette provvisioni). Poi due assemblee (Consiglio del Popolo e Comune) che dovevano approvare le leggi, più tutta una serie di magistrature anch’esse nominate o elette. Il ruolo più importante era il priore, che risiedeva al Palazzo della Signoria, e restava in carica per due/sei mesi. Anche le altre cariche politiche duravano pochi mesi. Questo significa che c’era un ricambio continuo dei dirigenti.

Come poteva esserci una continuità politica ?

La continuità era garantita prima di tutto dalla linea dettata dai poteri informali (Arte e Parte) e poi da una struttura di funzionari comunali che gestivano in concreto l’amministrazione della città senza alternarsi come i rappresentanti politici. In sostanza i Priori seguivano le istruzioni delle Arti e della parte Guelfa.

La questione era tutta concentrata nel sistema elettorale. Sulla base di una pre-selezione esercitata dalle Arti e dalla Parte Guelfa i nomi dei candidati erano “imborsati” ed estratti a sorte. Nel 1295 ci fu una importante novità: gli ordinamenti di giustizia.

Le corporazioni non riuscivano a controllare la vita politica fiorentina perché le famiglie Guelfe, secondo loro, inquinavano la vita politica in quanto erano troppo ricche e importanti e diventava difficile far valere i propri interessi. Gli ordinamenti di giustizia stabiliscono il principio dell’esclusione dei magnati, cioè dei cittadini ricchi e potenti, dagli elenchi elettorali.

A Firenze si istituì il principio che chi era ricco e potente non potesse ricoprire cariche pubbliche.

Chi era magnate? Non solo le antiche famiglie “cavalleresche” ma tutte quelle che venivano dichiarate in grado di mettere a repentaglio i diritti e la libertà del popolo a causa del loro potere.

Ma neanche queste novità mettono fine alla contesa tra fazioni cittadine. A fine ‘200 la Parte Guelfa si divise in due: Guelfi Bianchi e Guelfi Neri, rispettivamente guidati dalla famiglia dei Cerchi e quella dei Donati. I Bianchi erano fautori di una politica di compromesso con i ghibellini e di indipendenza dalla Curia papale, i Neri viceversa sostenevano un’alleanza con il Papa.

Dopo un breve predominio della parte Bianca, i Neri riuscirono, con un colpo di mano, a sottomettere i Bianchi e a confiscarne i beni. Siamo nel 1302 ed è il celebre episodio che coinvolse Dante Alighieri, sfortunatamente Priore proprio in quei giorni.

La nuova e più stretta alleanza con il Papa non significò sottomissione. Anzi. Firenze sfruttò la posizione politica per ottenere favori e privilegi: monopolizzò il sistema bancario dell’intero regno di Napoli e divenne il referente principale per la riscossione delle tasse pontificie in tutta la cristianità (tutti i cristiani dovevano pagare una “decima” alla Chiesa). In più, agganciò questi affari con la produzione manifatturiera di alta qualità creando un sistema molto efficace per moltiplicare i guadagni. Questo spiega la grande crescita dell’economia fiorentina del tempo.

La grande ricchezza accumulata nelle casse delle Arti venne utilizzata (in parte) per realizzare opere pubbliche, sia civili che religiose, tra la fine del ‘200 e l’inizio del ‘400.

Nuova cinta muraria 1282-1333

Nuovo campanile della Badia Fiorentina (1310)

Cattedrale di Santa Maria del Fiore (1296-1436)

Campanile in p.za S.Giovanni (1334)

Porte del Battistero

Cupola della cattedrale

Palazzo Signoria (1299-1313)

Piazza Signoria

Loggia di piazza Signoria (poi detta dei Lanzi)

Ricostruzione del ponte vecchio attuale (1345)

Chiesa di Orsanmichele

Ospedale degli innocenti (1419-1436)

Completamento chiese ordini mendicanti:

Santa Croce, Santa Maria Novella, Santo Spirito, S.M. del Carmine, San Marco.

Tutto questo non è stato fatto dai Medici, ma con i soldi delle Arti.

La cinta muraria si estese ulteriormente, in quanto Firenze aveva aumentato di molto la popolazione – ormai superiore a 100.000 abitanti - dall’ultima volta in cui questa aveva subito modifiche.

Nel 1333, un’alluvione buttò giù il Ponte Vecchio e la statua di Marte, che era lì dai tempi dei longobardi e veniva considerata quasi un amuleto per la città. Il fatto curioso è che Firenze, da quel momento, ebbe molta meno fortuna. Infatti tra il 1342 e il 1348 falliscono tutti i grandi banchieri della città, rovinando migliaia di fiorentini e, nel 1348, sopraggiunse la peste che dimezzò la popolazione.

Appunti di Mary Vittoria Dari



[1] Il successore di Federico II tornò in Germania. Il regno passò a Manfredi che promosse una aggressiva politica antipapale. Tra gli obiettivi ci sarà riprendere Firenze. Così armò Siena in funzione antifiorentina per sfidare l’esercito guelfo nel 1960 s Montaperti.

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