sabato 26 gennaio 2008

storia d'Italia 1861-1914

La politica in Italia 1861-1914


Dati: 78% di analfabeti
2100Km di ferrovie
2% il corpo elettorale (25% in FR, 20% in Prussia, 8% in GB)

PRIORITA’ POLITCA: dare unità sociale, militare ed economica al nuovo regno
Fu rinnovata l'alleanza con i grandi proprietari del sud ed esteso a tutto il territorio la legislazione e il regime fiscale in vigore in Piemonte. Scelte fatte in nome della continuità.
La maggioranza parlamentare era di destra. Che destra è? Conservatrice non reazionaria. E’ detta “destra storica”.
62 (marzo-dicembre) Rattazzi
62-63 Fratini
63-64 Minghetti
64-66 La Marmora
66-67 Ricasoli
67 (apr-ott) Rattazzi
67-69 Menabrea
69-73 Lanza
73-76 Minighetti
Cosa fa?
Accordo con la Francia per lasciare Roma al Vaticano. La capitale sarebbe stata Firenze; proteste a Torino. 1865 - Firenze diventa capitale, viene stipulato un accordo militare con la Prussia.
Pochi mesi dopo lo scontro Prussia-Austria induce l'Italia ad approfittarne per prendere il veneto ( III guerra di indipendenza ). Le battaglie di CUSTOZA sulla terraferma e LISSA sul mare, sono due umilianti sconfitte per il giovane esercito nazionale. La sconfitta dell'Austria permette comunque all'Italia di acquisire il Veneto (pace di Vienna, ottobre 1866).
Nel 1870 Roma breccia di Porta Pia (20 settembre). Un plebiscito sanzionò l'annessione.
BRIGANTAGGIO (1861-1865)
Il fenomeno dei “briganti”, cioè fuorilegge a giro per le campagne del sud, fu dovuto principalmente al peggioramento del livello di vita già molto basso, delle popolazioni del meridione dopo l'unità. L'aumento delle tasse e la leva obbligatoria (che toglie braccia ai contadini) scatenò una reazione che assunse la forma del brigantaggio e che fu strumentalizzata dal clero e dai borboni. Una inchiesta parlamentare guidata dal deputato Massari indicò molto bene la relazione tra cause ed effetto del fenomeno. Fu ignorata e risolto il problema con il pugno di ferro, cioè con una repressione molto dura. La politica dei governi di destra fu tutta orientata allo sviluppo industriale del nord: aumento delle tasse per i prodotti agricoli, il corso forzoso (stampa di banconote maggiore del valore corrispondente dell'oro), nessuna protezione per l'importazione di prodotti agricoli.
Fu grande soddisfazione per alla fine dell'età della destra storica, nel 1876, poter annunciare il raggiungimento della parità di bilancio.

La sinistra al potere (1876)
Che sinistra era? Una sinistra liberale, niente a che vedere con i socialisti. La sostenevano i giovani imprenditori e i professionisti delle città.
PRIORITA’ POLITICA: sviluppo industriale, consenso popolare, lotta alla povertà.
Agostino Depretis era il leader. Con il discorso di Stradella presentò il suo programma: abolire la tassa sul macinato, stato laico, decentramento amministrativo, lotta all’analfabetismo.
Cosa fecero di tutto questo? Poco!
Tolsero la tassa ma non risolsero la questione agraria nel meridione (latifondi improduttivi con contadini miserabili). Si concentrarono soprattutto nella gestione del potere nell’aula parlamentare: le iniziative erano così moderate da convergere con le posizioni della destra. Con crescente frequenza la formazione di governi si affidò a intese con gruppi influenti o singole personalità, cosicché i favori clientelari, le poltrone, il varo di lavori pubblici divennero strumenti necessari ad assicurare il consenso elettorale, inducendo i parlamentari a trasformarsi da avversari in sostenitori del gabinetto ministeriale o viceversa, sulla base di accordi del tutto privati.
Era questo il cosiddetto trasformismo, indice di una degradata gestione del potere.
Colonialismo. Nel 1885 prese l’Eritrea ma non riuscì a conquistare l’Etiopia.
73-76 Minighetti (DESTRA)
76-78 Depretis
78 (mar-dic) Cairoli
78-79 Depretis
79-81 Cairoli
81-87 Depretis
L’età di Crispi
Nel 1887 moriva Depretis e Francesco Crispi prese il suo posto. Era stato un garibaldino, ma poi aveva svoltato a destra: ammirava Bismark e l’autoritarismo. Secondo il poeta-vate Giosué Carducci la figura severa e autoritaria di Crispi avrebbe portato l’Italia a nuova gloria (dopo l’impero romano e i comuni medioevali) come potenza mediterranea. Il re d’Italia Umberto I era favorevole ad una politica di espansione.
1887-91 Crispi
91-92 Rudinì
92-93 Giolitti
93-96 Crispi
96-98 Rudinì
1898-1900 Pelloux
NB TENERE PRESENTE LE TENDENZE INTERNAZIONALI DI INTERVENTISMO STATALE E IMPERIALISMO - SPESSO A FINI SOCIALI E POLITICI.
- nasce il partito socialista. Aumenta la pressione sullo stato da parte di sindacati, associazioni, camere del lavoro. Nel 1892 entrano in parlamento 5 deputati. L’indirizzo del partito era marxista, quindi rivoluzionario.
- lo scandalo della banca di Roma. L’Istituto, uno dei più importanti d’Italia, fallì per aver prestato soldi a imprese edilizie che speculavano sulle concessioni edilizie (pagando tangenti per convertire terreni di poco valore in aree edificabili); quando nel ’92 il settore andò in crisi, la banca non aveva liquidità e non riuscì a pagare i creditori. Furono i piccoli risparmiatori a pagare il costo del fallimento. L’inchiesta parlamentare che seguì mise tutto a tacere, sorvolando sul fatto che con i soldi della banca fu finanziata la campagna elettorale dello stesso Crispi.
- fasci siciliani (1891-1894). Erano associazioni a metà tra sindacati e
Società di muto soccorso che rivendicavano aumenti salariali e distribuzione della terra. Crispi rispose con la forza: represse il movimento lasciando sul campo circa 100 morti. La repressione riguardò anche gli anarchici in lodigiana e - in generale - le organizzazioni socialiste.
- L’imperialismo riprese con vigore ma arrivò la più clamorosa delle sconfitte: ad Adua nel 1896 le truppe italiane furono definitivamente sconfitte dall’esercito etiopico di Menelik. L’episodio segnò la prima vittoria di un esercito africano contro uno europeo. In Italia fu uno choc e Crispi perse il posto definitivamente.
Oggi Adua è la sede dell’Unione Africana.
- Rerum Novarium - Leone XIII scrisse un’enciclica di grande innovazione. Fu abbandonata la contrapposizione allo stato liberale e fu invece proposta una nuova strategia: una alleanza lavoratori-capitalisti (borghesia) per contrastare l’avanzata del socialismo. Nel testo si invitano i cattolici a dare vita a sindacati, cooperative e associazioni in grado di promuovere riforme che, senza intaccare i rapporti tra le classi sociali - alleviano le condizioni di indigenza e sfruttamento.
Tentato colpo di stato 1898-1900
Rudinì prese il posto di Crispi, ma i problemi non si risolsero e, anzi, peggiorarono. La guerra tra Usa e Spagna bloccò le importazioni di grano e l’Italia subì un’impennata di prezzi sui cereali.
I socialisti promossero giornate di manifestazioni al grido “pane e lavoro”. Il governo rispose mobilitando l’esercito contro i manifestanti. Negli scontri ci furono circa 200 morti. Il generale Bava Beccaris che fece sparare cannonate sulla gente in coda per il pane fu decorato dal re. Anche politici di spicco come il segretario del PSI furono imprigionati.
Per rendere più efficace la strategia di repressione fu proposto di rendere il governo responsabile di fronte al re e non di fronte al parlamento. Di fatto era un colpo di stato poiché avrebbe esautorato l’unico organo istituzionale rappresentativo (il parlamento). Ma il provvedimento che doveva passare dal parlamento non passò: l’ostruzionismo parlamentare riuscì (fu addirittura spaccata l’urna delle votazioni), giudizi negativi dalla corte costituzionale, ripensamenti di deputati liberali.
Il governo Pelloux che doveva fare la svolta a destra finì all’inizio del ‘900.
Un mese dopo l’anarchico pratese Gaetano Bresci tornava dall’America per sparare al re Umberto I e vendicare i morti del 1898. Il re morì, Bresci fu arrestato e condannato a morte.
Il decennio felice
VITTORIO EMANUELE III
GIOLITTI
Il nuovo re abbandonò la linea del padre e si affidò ai liberali democratici. La figura guida è Giovanni Giolitti. Rimaneva un sistema parlamentare dominato dall’instabilità.


1900-01 Saracco
01-03 Zanardelli
03-05 Giolitti
05-06 Fortis
06 (feb-mar) Sonnino
06-09 Giolitti
09-10 Sonnino
10-11 Luzzati
11-14 Giolitti
14-16 Salandra
16-17 Boselli
17-19 Orlando
Giolitti è un uomo di sinistra ma non socialista, capace di trovare accordi praticamente con chiunque. La sua azione politica, fatta di riforme, ha portato al “decennio felice“ (definizione di Benedetto Croce): sviluppo industriale, libertà sociali, miglioramento condizioni di vita. Lo stato interviene efficacemente in molti settori (trasporti, finanza, industria). Però lo fa riproponendo la peggiore tradizione italiana: pratiche clientelari, collusioni con la mafia, accordi sottobanco per vincere le elezioni. Gaetano Salvemini lo definì “il ministro della mala vita”.
Nota: fu accusato di tradire i principi del liberismo a causa del forte intervento dello stato nell’economia.
1911 - Guerra di Libia. La politica coloniale fu rilanciata prima con una martellante campagna di propaganda. A favore della guerra erano intellettuali celebri (D’Annunzio, Pascoli) e i nuovi poeti futuristi; la chiesa cattolica (favorevole ad aggredire un paese islamico) e naturalmente l’enstabilshment industriale, finanziario e militare. Contrari buona parte dei socialisti (alcuni erano entrati nell’area di governo) e i repubblicani. Anche il sindacato CGL era contrario e dichiarò sciopero generale. Così si spaccava, politicamente e socialmente, il fronte giolittiano.
(ovvero: per restare a galla, Giolitti doveva svoltare a destra!)
Militarmente la vittoria fu semplice e arricchita da lì a un anno dalla conquista di 12 isolette dell’Egeo e di Rodi.
Elezioni del 1913
Le elezioni del 1913 ribadirono la spaccatura nel paese:
il PSI abbracciò una politica massimalista (nessun accordo per raggiungere obiettivi intermedi). Prima Turati aveva cercato mille strade per fare entrare le organizzazioni dei lavoratori dentro la macchina statale.
RIFORMISMO / MASSIMALISMO le due alternative politiche della sinistra.
Il partito liberale riuscì a vincere nuovamente le elezioni grazie al PATTO GENTILONI. Di cosa si tratta?
Siccome il partito liberale non aveva un consenso di massa si cercò un accordo con l’Unione elettorale cattolica per far confluire i suoi voti sulle liste liberali. In cambio fu promesso un impegno per varare una legge contro il divorzio, l’introduzione dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche e un aiuto alle scuole private.
Partiti voti voti (%) seggi
Conservatori Cattolici 1,8 9
Cattolici 4,2 20
Liberali 47,6 270
Costituzionali democratici 5,5 29
Democratici 2,8 11
Radicali 10,4 62
Radicali dissidenti 1,3 11
Repubblicani 2,0 8
Repubblicani independenti 1,5 9
Partito Socialista Riformista Italiano 3,9 19
PSI 17,7 52
Socialisti independenti e sindacalisti 1,3 8
Totale 100,00 508
Il quadro era piuttosto confuso e Giolitti non riuscì a tenere in piedi il governo (era contrario alla guerra). Nel frattempo in Europa c’era aria di conflitto e in Italia le manifestazioni di sinistra erano sempre più numerose. Ad Ancona nel 1914 anarchici e socialisti presero il controllo della città e ci volle l’esercito per ristabilire l’ordine. La tensione tra militaristi e antimilitaristi era al culmine.

Nessun commento: